Bucarest vola verso l'ingresso
nell'area di Schengen, ma gli elettori potrebbero premiare chi
sfida l'Europa. Il rampante leader dell'estrema destra George
Simion, fan di Donald Trump e di Giorgia Meloni, si presenta
come l'uomo della svolta. Impegnato in un'intensa campagna
elettorale che lo vede avanzare a grande ritmo nei sondaggi, il
38enne non si è nascosto nemmeno a poche ore dal voto: "Siamo un
partito trumpista", ma "non è un caso che io sia felice di fare
parte della stessa famiglia politica di Meloni" in Ue. I
sondaggi lo accreditano intorno al 19%, a poche lunghezze dal
favorito, il premier socialista Marcel Ciolacu in testa con un
consenso tra il 20 e il 25%. Con tutta probabilità, la sfida si
deciderà soltanto l'8 dicembre al ballottaggio: una prima
inedita per l'ultradestra di Aur, che punta a incarnare il
cambiamento invocato dai romeni davanti a una situazione
economica sempre più precaria.
La maratona elettorale che attende la Romania durerà tre
settimane: al primo turno delle presidenziali seguiranno, il
prossimo weekend, le elezioni parlamentari, poi il probabile
secondo turno per il presidente. Sono quattordici i candidati in
lizza per succedere all'europeista di centrodestra Klaus
Iohannis: da Ciolacu e Simion - il cui partito in passato è
stato accusato di antisemitismo -, passando per i liberali (Pnl)
dell'ex premier Nicolae Ciuca (che nel governo uscente siedono
accanto ai socialdemocratici), dati al 14% alla pari con gli
altri liberali di centrodestra dell'ex giornalista tv Elena
Lasconi (Usr). A correre è anche l'ex vicesegretario generale
della Nato, Mircea Geoana, indipendente e staccato al 9%. Mentre
è stata tagliata fuori l'eurodeputata di estrema destra Diana
Sosoaca, accusata da un tribunale di "non rispettare i valori
democratici" con dichiarazioni antisemite e filo-Putin che
rischiavano di "mettere a repentaglio l'adesione della Romania
all'Ue e alla Nato".
Nelle scorse ore Simon si è adoperato per i cittadini
portando camion carichi di materiale edile fino al comune
orientale di Pechea, colpito nei mesi scorsi dalle alluvioni. Il
giovane fondatore dell'Alleanza per l'unità dei romeni (Aur)
crede nell'effetto Trump e guarda al modello Meloni, sua alleata
nei conservatori di Ecr, per il futuro dell'Europa. La premier,
nella sua visione, ha riportato "la speranza degli italiani nel
progetto europeo": una trasformazione di cui lui stesso vorrebbe
farsi protagonista ritagliando per il Paese - afflitto da
un'inflazione che sfiora il 5%, un debito pubblico in ascesa e
una corruzione dilagante - più spazio per la sovranità
nazionale.
Per Bruxelles è l'ennesimo campanello d'allarme che risuona
dai confini del mondo russo: appena oltre la frontiera romena,
in Moldavia, due mesi fa il referendum sull'adesione all'Ue -
dove il sì l'ha spuntata per pochi voti - è stata una cocente
delusione. Al pari della vittoria del partito filo-russo di
governo Sogno georgiano a Tbilisi, che ha richiamato dure
proteste di piazza. Le speranze Ue su Bucarest poggiano sulle
previsioni degli analisti: la maggior parte indica che, alla
fine, a imporsi, sarà comunque Ciolacu.
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