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>>>ANSA/ Von der Leyen all'ultima conta, malumori tra i liberali

>>>ANSA/ Von der Leyen all'ultima conta, malumori tra i liberali

Hayer: 'Errore su Fitto'. Ecr: 'Patto di coalizione non durerà'

BRUXELLES, 23 novembre 2024, 19:28

Redazione ANSA

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(di Valentina Brini) Mercoledì, a Strasburgo, sarà tutta una questione di fiducia quasi personale. Incrinata, per alcuni alleati non più così vicini. Oppure inedita per chi, come i conservatori di Ecr, negli anni non le ha risparmiato critiche. Ursula von der Leyen è chiamata alla conta finale per cementare il sostegno del Parlamento europeo a un bis che non dovrebbe incontrare più ostacoli. I mal di pancia tra le file della sua stessa maggioranza però non si attenuano, con le voci critiche di socialisti e liberali che - pur avendo avvallato il fragile patto con i popolari - continuano a puntare il dito sulla nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo. La tedesca, ha rivelato la capogruppo di Renew, Valérie Hayer, è stata intransigente nel voler concedere quel titolo al ministro di Giorgia Meloni, ma si tratta di "un grave errore politico".
    Che, al voto della plenaria, von der Leyen sconterà con defezioni in parte compensate a destra dal sostegno di Ecr trascinato dal sì di Fratelli d'Italia, trasformando il perimetro della coalizione.
    Già annunciato il no dei socialisti della delegazione francese - a cui potrebbero aggiungersi anche esponenti delle rappresentanze tedesca e olandese -, le parole di Hayer hanno fatto da cassa di risonanza a un malcontento mai sopito nei confronti del Ppe di Manfred Weber che, primo azionista di maggioranza, non dà garanzie di non tradire i patti continuando a oscillare a destra in futuro. L'ordine di scuderia, secondo quanto trapela da ambienti liberali, sarà comunque quello di votare sì. Ma qualche astensione o voto contrario è dato quasi per certo. Una circostanza che trova conferma nell'inquietudine della leader francese, che ha rivendicato di aver "lottato fino all'ultimo" insieme alla capogruppo socialista Iraxte Garcia Perez per far capitolare von der Leyen e togliere a Fitto il grado di vicepresidente. A fare da pontiere tra le anime più intransigenti di Renew - transalpini in testa - e la necessità di riconoscere all'Italia un ruolo preminente come big d'Europa è stato l'italiano Sandro Gozi, che è poi tornato a ribadire la necessità di "vigilare" sulla futura "coerenza" del Ppe.
    Il fragile patto siglato con i popolari comunque, ha precisato Hayer, vuole inviare il messaggio che "c'è il modo in cui von der Leyen organizza la sua Commissione e poi c'è la realtà di potere nell'Europarlamento". Un equilibrio che, tuttavia, nella visione di Ecr è destinato a "non durare a lungo". Prova ne sono, a detta del conservatore belga Johan Van Overtveldt, le recenti vittorie delle forze di destra nei voti all'Eurocamera sulla legge Ue contro la deforestazione e sulla risoluzione sul Venezuela, entrambe ottenute con il sostegno del Ppe.
    L'appuntamento per il verdetto della plenaria di Strasburgo è mercoledì, allo scoccare del mezzogiorno, con un voto palese e a maggioranza semplice dei presenti. Il pallottoliere, difficile da definire, dovrebbe portare in dote a von der Leyen circa 360 sì certi, tra i quali quelli di Forza Italia e FdI. Abbastanza per vincere, ma ben 41 in meno di quelli ottenuti a luglio, quando l'appoggio dei verdi fu decisivo. Questa volta però quei 53 voti dei Greens sembrano fuori portata: l'apertura a Fitto ha creato una frattura insanabile. Già annunciato il no della delegazione ecologista italiana, anche gli ultimi tentativi della tedesca di ricucire con il gruppo sembrano destinati a naufragare. Le perdite più pesanti arriveranno comunque dai socialisti, dilaniati dal malcontento dopo la forzatura della loro leader Garcia Perez nel siglare un patto che ha messo in salvo Fitto e la vicepresidente esecutiva in pectore spagnola, Teresa Ribera: dal bacino di S&d potrebbero mancare all'appello una quarantina di voti, tra cui anche quello del dem Marco Tarquinio, orientato al no a dispetto del sostegno del Pd.
    Mentre tra gli altri italiani resta ferma l'opposizione di Lega (nei Patrioti di Viktor Orban), M5S e Sinistra italiana.
    La settimana della verità per la regina d'Europa si aprirà con un ultimo round di colloqui per compattare la sua maggioranza. Se tutto andrà bene, domenica primo dicembre farà di nuovo il suo ingresso a Palazzo Berlaymont da presidente.
   
   

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