(di Valentina Brini)
La guerra tra Hezbollah e
Israele si intensifica a colpi di raid. All'indomani dei
devastanti bombardamenti israeliani nel cuore di Beirut, la
milizia sciita ha risposto con un massiccio attacco: oltre 250
tra razzi e droni nelle prime dodici ore della giornata hanno
preso di mira obiettivi non solo nel nord dello Stato ebraico,
ma anche in alcuni sobborghi di Tel Aviv. Nel tardo pomeriggio
sono poi ripresi gli attacchi di Israele sul Libano.
Un'escalation davanti alla quale l'Alto rappresentante dell'Ue,
Josep Borrell, nel Paese dei cedri per la sua ultima missione da
leader della diplomazia continentale, è tornato a invocare con
urgenza il cessate il fuoco, visto come "l'unica via" per la
stabilità in una regione sempre più "sull'orlo del collasso".
Gli attacchi di Hezbollah si sono spinti oltre le aree di
Haifa e della Galilea, raggiungendo le vicinanze di Tel Aviv,
dove le sirene sono risuonate senza sosta, ferendo lievemente
una decina di persone. Il movimento sciita ha poi riferito di
aver distrutto sei carri armati israeliani nel sud del Libano.
In risposta, Israele ha riaperto il fuoco sulla periferia di
Beirut, colpendo tuttavia anche un checkpoint dell'esercito
libanese nella zona di Tiro, causando la morte di un soldato e
il ferimento di altri 18. Un episodio che, a dispetto delle
scuse formali dell'Idf, ha scatenato la dura reazione del
premier libanese ad interim, Najib Mikati, che ha bollato
l'attacco come "un sanguinoso rifiuto di tutti gli sforzi per
raggiungere un cessate il fuoco".
Sotto il peso dei combattimenti, Borrell è tornato a invocare
da Beirut il silenzio delle armi e la piena attuazione della
risoluzione Onu 1701, che prevede il disarmo di Hezbollah, il
ritiro delle truppe israeliane e lo stop del sorvolo aereo da
parte di Israele sul Libano. "Dobbiamo fare pressione su
Netanyahu e Hezbollah affinché accettino la proposta americana",
ha esortato lo spagnolo ribadendo anche la ferma condanna agli
attacchi contro l'Unifil: dopo l'ultimo che ha ferito quattro
caschi blu italiani, la missione Onu ha segnalato il
ritrovamento di nuovi frammenti di razzi e droni nei pressi
della base a Shama. Episodio di cui ha parlato anche il ministro
degli Esteri, Antonio Tajani, precisando che non si sono
registrati "danni alle persone".
E i combattimenti continuano anche nella Striscia dove,
secondo quanto riferito dall'agenzia della difesa civile di
Gaza, è stato colpito l'ospedale Kamel Adwan - nel nord
dell'enclave palestinese - e il suo direttore, Abu Safia,
risulta ferito a una gamba.
Il successo di qualsiasi accordo diplomatico, ha spiegato
Borrell dopo aver incontrato Mikati e il presidente del
parlamento libanese Nabih Berri, dipenderà anche dalla capacità
del Libano di sbloccare l'impasse politico in cui versa da due
anni, riappropriandosi della democrazia senza essere più essere
vittima di forze interne come Hezbollah o di influenze
straniere. L'Ue, dal canto suo, si è detta pronta a stanziare
200 milioni per sostenere l'esercito libanese. "E' tragico che
non siamo riusciti a porre fine a questa guerra", si è
rammaricato l'Alto rappresentante uscente, affermando di
lasciare "con tristezza" l'incarico e auspicando tuttavia la
fine del conflitto. Con l'infuriare degli attacchi anche le
speranze aperte dai colloqui dei giorni scorsi dell'inviato Usa
Amos Hochstein, definiti dalle parti 'incoraggianti', sembrano
rimanere appese ad un filo.
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