BRUXELLES, 25 NOV - Fumata nera (per ora) al Coreper convocato dalla presidenza di turno ungherese del Consiglio Ue per far avanzare la Serbia nel percorso di adesione all'Ue. Dopo una "lunga discussione", gli ambasciatori dei 27 non hanno raggiunto un accordo sulla proposta della presidenza di adottare una lettera formale in cui si chiede alla Serbia di preparare la sua posizione sul cluster 3 che riguarda la competitività e la crescita inclusiva. Lo riferiscono fonti diplomatiche europee, specificando che il dossier resterà in agenda. La Commissione, infatti, da tre anni raccomanda l'apertura dei negoziati su questo cluster.
Nella lettera, a quanto si apprende, Belgrado si impegna anche a soddisfare i parametri di riferimento per lo stato di diritto entro la fine del 2025, allineando la sua normativa sui media con quella dell'Ue, facendo "il massimo" per normalizzare le relazioni con Pristina e non prendere decisioni senza prima consultare l'Ue. Secondo altre fonti diplomatiche Ue, tuttavia, nel corso della riunione diversi Stati membri (Germania, Paesi Bassi, Croazia, Svezia, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania e Bulgaria) hanno chiarito di "non essere disposti a compiere questo passo successivo nel processo di adesione della Serbia", dal momento che si delineano principalmente delle promesse, mentre sono richiesti "risultati concreti". Tale posizione si spiega anche alla luce del "rapporto problematico e continuo della Serbia con la Russia", oltre che dei problemi con lo stato di diritto e della mancanza di progressi nella normalizzazione delle relazioni con il Kosovo. Critica, ma possibilista, la posizione di Belgio, Lussemburgo, Irlanda e Romania, che sono disposti a sostenere l'invio di una lettera sull'apertura del cluster 3, e a convocare la Conferenza intergovernativa (Cig) per aprire formalmente il cluster "solo una volta mostrati risultati concreti". Nel complesso, osserva la stessa fonte, è "difficile" immaginare che la Serbia ottenga "qualcosa di più di una Cig politica" in questa fase.
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