(di Michele Esposito)
Oltre trecento arresti, scontri
nella capitale e non solo, accuse di torture da regime: il
bilancio delle manifestazioni anti-governative in Georgia
fornisce una fotografia del dramma in cui è precipitato il Paese
caucasico, in attesa dell'elezione del nuovo presidente della
Repubblica. Eppure, a Tbilisi, a Batumi, a Kutaisi, la piazza
non si ferma. In migliaia sono scesi per le strade anche nel
settimo giorno consecutivo di proteste. Nella serata di
mercoledì l'area che circonda i palazzi istituzionali della
capitale è tornata ad infiammarsi, aizzata da quella che appare
sempre più come il punto di riferimento dei manifestanti
filo-Ue: la presidente Salomé Zurabishvili. "E' il momento di
esercitare una forte pressione su un partito al governo che sta
portando il Paese verso il baratro", ha scritto su X l'ex
diplomatica rivolgendosi ai partner internazionali.
Il partito di governo (Sogno Georgiano) e il suo premier
Irakli Kobakhidze non accennano tuttavia a mostrare alcuna
crepa. Il 14 dicembre l'elezione del successore di Zurabishvili
è scontata: a vincere dovrebbe essere un fedelissimo
dell'oligarca Bidzina Ivanishvili, burattinaio di un partito che
negli ultimi mesi ha mostrato con decisione di voler correre tra
le braccia del Cremlino. Il favorito per la presidenza è Mikheil
Kavelashvili, ex attaccante della nazionale e del Manchester
City che ebbe il suo momento d'oro alla fine degli anni Novanta.
L'attuale capo dello Stato, tuttavia, ha avvertito che non
lascerà la sua carica. Di contro, in un'intervista a un canale
youtube ungherese (e non è casuale che si tratti di un media
magiaro, nel gioco di alleanze dei filo-russi georgiani) il
premier ha sottolineato che Zurabishvili "non sarà mai una
leader dell'opposizione, perché il 29 dicembre scade il suo
mandato".
Nel frattempo, la repressione allarga i suoi tentacoli e
peggiora il bilancio di scontri e arresti. "Il leader del
partito di opposizione georgiano Akhali, Nika Gvaramia, è stato
picchiato e arrestato dalla polizia dopo una perquisizione nella
sede del partito", ha riportato in diretta la stazione
televisiva indipendente Pirveli. Anche uno dei capi dei
movimenti giovanili filo-Ue, secondo i media di opposizione, è
agli arresti. Il commissario per i diritti umani della Georgia
Levan Ioseliani ha accusato la polizia di "atti di tortura"
contro i manifestanti mentre Zurabishvili ha denunciato che il
"partito di governo ha chiuso i negozi di vendita al dettaglio
che vendono maschere antigas, occhiali protettivi ed elmetti,
lasciando i manifestanti pacifici privi della loro protezione
elementare".
Nonostante tutto in migliaia sono tornati a scendere in
piazza. Coperti dalle bandiere blustellate i manifestanti hanno
marciato verso il Parlamento georgiano, puntando dei laser verdi
per abbagliare le forze speciali a guardia dell'edificio. "Siamo
dal lato giusto della storia", è stato uno degli slogan gridati
dalla folla, incurante anche del fatto che la Corte
Costituzionale georgiana abbia sancito la liceità delle elezioni
parlamentari che hanno visto vincere i filo-russi. Una
legittimità che, nelle stesse ore, è stata certificata anche da
un'altra Alta Corte, quella di Budapest, in un contesto molto
simile. L'elezione incriminata era infatti il primo turno delle
presidenziali in Romania, che hanno visto prevalere l'estremista
e filo-russo Calin Georgescu. Il ballottaggio con la liberale
Elena Lasconi sarà domenica, e per i movimenti europeisti si
tratterà di un nuovo, drammatico bivio.
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