BRUXELLES - Oltre trecento arresti, scontri nella capitale e non solo, accuse di torture da regime: il bilancio delle manifestazioni anti-governative in Georgia fornisce una fotografia del dramma in cui è precipitato il Paese caucasico, in attesa dell'elezione del nuovo presidente della Repubblica. Eppure, a Tbilisi, a Batumi, a Kutaisi, la piazza non si ferma. In migliaia sono scesi per le strade anche nel settimo giorno consecutivo di proteste. Nella serata di mercoledì l'area che circonda i palazzi istituzionali della capitale è tornata ad infiammarsi, aizzata da quella che appare sempre più come il punto di riferimento dei manifestanti filo-Ue: la presidente Salomé Zurabishvili.
"E' il momento di esercitare una forte pressione su un partito al governo che sta portando il Paese verso il baratro", ha scritto su X l'ex diplomatica rivolgendosi ai partner internazionali. Il partito di governo (Sogno Georgiano) e il suo premier Irakli Kobakhidze non accennano tuttavia a mostrare alcuna crepa. Il 14 dicembre l'elezione del successore di Zurabishvili è scontata: a vincere dovrebbe essere un fedelissimo dell'oligarca Bidzina Ivanishvili, burattinaio di un partito che negli ultimi mesi ha mostrato con decisione di voler correre tra le braccia del Cremlino. Il favorito per la presidenza è Mikheil Kavelashvili, ex attaccante della nazionale e del Manchester City che ebbe il suo momento d'oro alla fine degli anni Novanta. L'attuale capo dello Stato, tuttavia, ha avvertito che non lascerà la sua carica.
Di contro, in un'intervista a un canale youtube ungherese (e non è casuale che si tratti di un media magiaro, nel gioco di alleanze dei filo-russi georgiani) il premier ha sottolineato che Zurabishvili "non sarà mai una leader dell'opposizione, perché il 29 dicembre scade il suo mandato". Nel frattempo, la repressione allarga i suoi tentacoli e peggiora il bilancio di scontri e arresti. "Il leader del partito di opposizione georgiano Akhali, Nika Gvaramia, è stato picchiato e arrestato dalla polizia dopo una perquisizione nella sede del partito", ha riportato in diretta la stazione televisiva indipendente Pirveli. Anche uno dei capi dei movimenti giovanili filo-Ue, secondo i media di opposizione, è agli arresti.
Il commissario per i diritti umani della Georgia Levan Ioseliani ha accusato la polizia di "atti di tortura" contro i manifestanti mentre Zurabishvili ha denunciato che il "partito di governo ha chiuso i negozi di vendita al dettaglio che vendono maschere antigas, occhiali protettivi ed elmetti, lasciando i manifestanti pacifici privi della loro protezione elementare". Nonostante tutto in migliaia sono tornati a scendere in piazza. Coperti dalle bandiere blustellate i manifestanti hanno marciato verso il Parlamento georgiano, puntando dei laser verdi per abbagliare le forze speciali a guardia dell'edificio. "Siamo dal lato giusto della storia", è stato uno degli slogan gridati dalla folla, incurante anche del fatto che la Corte Costituzionale georgiana abbia sancito la liceità delle elezioni parlamentari che hanno visto vincere i filo-russi. Una legittimità che, nelle stesse ore, è stata certificata anche da un'altra Alta Corte, quella di Budapest, in un contesto molto simile. L'elezione incriminata era infatti il primo turno delle presidenziali in Romania, che hanno visto prevalere l'estremista e filo-russo Calin Georgescu. Il ballottaggio con la liberale Elena Lasconi sarà domenica, e per i movimenti europeisti si tratterà di un nuovo, drammatico bivio.
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