(di Michele Esposito)
Il primo tentativo di Kaja
Kallas di sanzionare le autorità georgiane dopo la svolta
filo-russa di Tbilisi si infrange sul veto di Ungheria e
Slovacchia. Al Consiglio Affari Esteri è andato in scena un
copione già noto ai vertici europei sui dossier legati in
qualche modo a Mosca: Robert Fico e Viktor Orban, per mezzo dei
ministri che hanno partecipato alla riunione, hanno confermato
quanto a Bruxelles si temeva, opponendosi alle sanzioni dirette
ai membri delle forze di polizia e delle forze speciali che si
sono macchiati della violenta repressione contro l'opposizione
al governo filo-russo georgiano. "L'Ue ha stabilito un record
mondiale di ipocrisia politica", è stato l'attacco
dell'ungherese Peter Szijjarto secondo il quale la mossa di
Bruxelles sarebbe dovuta al fatto che, nel Paese caucasico, ha
vinto un "partito conservatore, patriottico e orientato alla
pace".
"Ho ricevuto il mio primo veto ungherese al Consiglio Affari
Esteri ma vi posso garantire che non sarà l'ultimo", ha
commentato l'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera dopo
la riunione. Kallas aveva posto sul tavolo una lista di
personalità sanzionabili perché coinvolti nella repressione nei
confronti dei manifestanti filo-Ue. Una parte dei Paesi membri
nei giorni scorsi aveva in realtà evocato un regime
sanzionatorio diretto anche ai membri del governo dominato dal
partito Sogno Georgiano ma, su questo fronte diverse capitali,
Roma inclusa, hanno chiesto una certa cautela visto che una
simile iniziativa avrebbe potuto precludere qualsiasi
interlocuzione con Tbilisi. Fermo, invece, è stato il sostegno
dell'Italia e di altri 24 Paesi alle misure legate alle violenze
registratesi nelle strade della capitale georgiana e non solo.
Il veto slovacco-ungherese ha tuttavia vanificato lo sforzo.
L'Ue si è dovuta accontentare di una stretta sui visti di
ingresso in Ue di funzionari e diplomatici della Georgia, per
cui era necessaria la maggioranza qualificata.
Il mancato via libera alle sanzioni europee era prevedibile.
Kallas, già prima del Consiglio Affari Esteri aveva anticipato
che la discussione, "essendo l'Ue fatta di 27 democrazie",
difficilmente avrebbe portato a risultati nel brevissimo
periodo. "Ma fino al 29 tutto può accadere", aveva osservato
l'Alto Rappresentante citando una data chiave per il futuro
della Georgia, quella in cui l'attuale presidente Salomé
Zourabichvili dovrebbe farsi da parte per fare spazio a Mikheil
Kavelashvili, il nuovo capo di Stato di Sogno Georgiano eletto
da un comitato ad hoc e unico candidato. Il tema è che, a
Tbilisi, metà della popolazione di fatto non riconosce la
legittimità né delle elezioni parlamentari né di quelle
presidenziali. E Zourabichvili, riferimento politico dei
movimenti filo-Ue, nei giorni scorsi ha più volte annunciato che
non si farà da parte, innescando l'ira del premier Irakli
Kobakhidze. Il tema riemergerà in occasione del Consiglio
europeo di giovedì: un nuovo scontro tra l'Ue e Viktor Orban è
quasi scontato.
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