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>>>ANSA/ Asse Roma-Parigi-Berlino, 'stop a multe Ue sulle auto'

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Meloni: 'A rischio l'industria'. Ma sui target no di Bruxelles

BRUXELLES, 17 dicembre 2024, 20:08

Redazione ANSA

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(di Valentina Brini) La "traiettoria" imboccata dall'Europa verso l'elettrico rischia di "portare al collasso l'intera industria automobilistica". La stoccata della premier Giorgia Meloni nelle sue comunicazioni alla Camera alla vigilia della due giorni di vertici a Bruxelles riaccende la battaglia per allontanare lo spettro delle multe che incombe sui costruttori che non si adeguano ai primi target di taglio delle CO2 per le nuove auto in vista dell'obiettivo emissioni zero nel 2035. Un'istanza che trova la sponda di Parigi e Berlino, impegnate a chiedere "flessibilità" alla presidente Ursula von der Leyen che - sotto la pressione anche del suo Ppe - potrebbe aprire a un compromesso. Congelare le sanzioni, è il ragionamento che circola nei corridoi delle istituzioni Ue, sarebbe una soluzione politica meno complessa rispetto a una retromarcia - finora esclusa - sui traguardi scolpiti nella legge già in vigore.
    Il tavolo Stellantis a Torino, la vertenza Volkswagen ad Hannover, gli appelli dell'Acea: "il quadro" europeo è "tutt'altro che positivo", ha tuonato Meloni, rilanciando la richiesta di "sospendere le multe" che "stanno già portando alla chiusura di molti stabilimenti". Un appello condiviso anche al tavolo del Consiglio Ue Ambiente dall'accoppiata franco-tedesca segnata allo stesso modo dalla crisi. Le sanzioni sono "controproducenti", ha ammonito la ministra transalpina Agnès Pannier-Runacher, secondo la quale agli occhi dell'opinione pubblica "è diffusa l'idea che gli sforzi" di elettrificazione "vengano fatti in Europa ma i guadagni siano raccolti altrove".
    E Bruxelles, anche a detta del segretario di Stato tedesco Philipp Nimmermann, dovrebbe verificare quale sia il margine per congelare le penalità senza tuttavia "mettere a rischio gli obiettivi" di emissioni zero "al 2035".
    Il dossier auto non è all'ordine del giorno del vertice dei leader Ue di giovedì, ma è destinato a diventare centrale a marzo, dopo due tappe chiave: la pubblicazione a fine gennaio della bussola per la competitività Ue basata sul report di Mario Draghi, e il lancio del Clean industrial deal il 26 febbraio.
    Per il medio periodo la richiesta espressa da Meloni è netta: puntare sulla "neutralità tecnologica, permettendo l'uso di tutte le tecnologie utili a ridurre le emissioni inquinanti".
    Elementi contenuti nel non paper promosso il 28 novembre dall'Italia insieme alla Repubblica ceca, a cui hanno già aderito Austria, Bulgaria, Romania, Slovacchia e Polonia. Lo scopo, nelle spiegazioni della premier, è "fornire idee e spunti per agire con urgenza e scongiurare conseguenze irreversibili".
    Gli spunti, sul fronte delle multe, sono arrivati nei giorni scorsi dall'incontro a Milano tra il ministro Adolfo Urso e il vicepresidente della Commissione Ue responsabile per l'Industria, Stéphane Séjourné, deciso a "non penalizzare i costruttori". "Piena disponibilità al dialogo" è stata registrata dal titolare delle Imprese e del Made in Italy anche in una telefonata con il neo commissario Ue ai Trasporti, Apostolos Tzitzikostas, incaricato da von der Leyen di redigere il piano d'azione per il settore. La clausola di revisione delle norme resta però al 2026, facendo allontanare l'idea dell'anticipo al 2025 richiesto da Roma: ai costruttori serve "prevedibilità", ha ribadito il commissario Ue per il Clima, Wopke Hoekstra, schivando le domande sulle multe. Per raggiungere i target, si ripete a Bruxelles, "non c'è solo l'elettrico" ma anche l'ibrido. Il boccino è comunque nelle mani della numero uno di Palazzo Berlaymont, impegnata in un confronto con l'industria speculare al recente dialogo con gli agricoltori.
   

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