BRUXELLES - Il primo tentativo di Kaja Kallas di sanzionare le autorità georgiane dopo la svolta filo-russa di Tbilisi si infrange sul veto di Ungheria e Slovacchia. Al Consiglio Affari Esteri è andato in scena un copione già noto ai vertici europei sui dossier legati in qualche modo a Mosca: Robert Fico e Viktor Orban, per mezzo dei ministri che hanno partecipato alla riunione, hanno confermato quanto a Bruxelles si temeva, opponendosi alle sanzioni dirette ai membri delle forze di polizia e delle forze speciali che si sono macchiati della violenta repressione contro l'opposizione al governo filo-russo georgiano. "L'Ue ha stabilito un record mondiale di ipocrisia politica", è stato l'attacco dell'ungherese Peter Szijjarto secondo il quale la mossa di Bruxelles sarebbe dovuta al fatto che, nel Paese caucasico, ha vinto un "partito conservatore, patriottico e orientato alla pace". "Ho ricevuto il mio primo veto ungherese al Consiglio Affari Esteri ma vi posso garantire che non sarà l'ultimo", ha commentato l'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera dopo la riunione. Kallas aveva posto sul tavolo una lista di personalità sanzionabili perché coinvolti nella repressione nei confronti dei manifestanti filo-Ue. Una parte dei Paesi membri nei giorni scorsi aveva in realtà evocato un regime sanzionatorio diretto anche ai membri del governo dominato dal partito Sogno Georgiano ma, su questo fronte diverse capitali, Roma inclusa, hanno chiesto una certa cautela visto che una simile iniziativa avrebbe potuto precludere qualsiasi interlocuzione con Tbilisi.
Fermo, invece, è stato il sostegno dell'Italia e di altri 24 Paesi alle misure legate alle violenze registratesi nelle strade della capitale georgiana e non solo. Il veto slovacco-ungherese ha tuttavia vanificato lo sforzo. L'Ue si è dovuta accontentare di una stretta sui visti di ingresso in Ue di funzionari e diplomatici della Georgia, per cui era necessaria la maggioranza qualificata. Il mancato via libera alle sanzioni europee era prevedibile. Kallas, già prima del Consiglio Affari Esteri aveva anticipato che la discussione, "essendo l'Ue fatta di 27 democrazie", difficilmente avrebbe portato a risultati nel brevissimo periodo. "Ma fino al 29 tutto può accadere", aveva osservato l'Alto Rappresentante citando una data chiave per il futuro della Georgia, quella in cui l'attuale presidente Salomé Zourabichvili dovrebbe farsi da parte per fare spazio a Mikheil Kavelashvili, il nuovo capo di Stato di Sogno Georgiano eletto da un comitato ad hoc e unico candidato. Il tema è che, a Tbilisi, metà della popolazione di fatto non riconosce la legittimità né delle elezioni parlamentari né di quelle presidenziali. E Zourabichvili, riferimento politico dei movimenti filo-Ue, nei giorni scorsi ha più volte annunciato che non si farà da parte, innescando l'ira del premier Irakli Kobakhidze. Il tema riemergerà in occasione del Consiglio europeo di giovedì: un nuovo scontro tra l'Ue e Viktor Orban è quasi scontato.
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