(di Michele Esposito)
Nel grande freddo del mar
Baltico si aggrava uno dei tanti fronti dello scontro tra
l'Occidente e la Russia. Un serio incidente ha coinvolto un
condotto elettrico e quattro cavi di telecomunicazione nelle
acque che circondano la Finlandia. Sin dal primo momento le
autorità di Helsinki hanno pensato ad un sabotaggio, l'ennesimo
in pochi mesi. I sospetti sono vertiginosamente aumentati
quando, qualche ora dopo, la Guardia costiera ha abbordato e
scortato fino alla terraferma una nave battente bandiera delle
isole Cook: una delle tante che compone la cosiddetta 'flotta
ombra' di Vladimir Putin, rete di petroliere con proprietà
oscure grazie alle quali Mosca da tempo aggira le sanzioni
sull'export di greggio.
Il primo allarme è scattato nella tarda mattinata del giorno
di Natale, quando il cavo elettrico Estlink 2 che porta energia
dalla Finlandia all'Estonia è stato tranciato. Meno di 24 ore
dopo le autorità hanno rilevato danni ad altri quattro cavi,
questa volta di telecomunicazione. Tre collegano la Finlandia
all'Estonia, il quarto il Paese scandinavo con la Germania.
L'incidente non ha portato conseguenze per la popolazione, con
la Finlandia che si è subito impegnata a far arrivare energia a
Tallin da altre fonti.
Le prime indagini non hanno chiarito se i cinque cavi sono
stati danneggiati dalla stessa mano ma nella serata di mercoledì
la Guardia costiera finlandese ha bloccato la petroliera Eagle
S. L'imbarcazione, ora ferma nei pressi della penisola di
Porkkalaniemi, non aveva ancore e gli inquirenti ipotizzano che
sia stata proprio questa l'arma usata per i sabotaggi.
L'ipotesi che l'incidente sia stato un attacco alle
infrastrutture critiche europee nel giro di una manciata d'ore è
diventata quasi una certezza. "Reagiremo con decisione ad ogni
interferenza", ha avvertito in una conferenza stampa convocata
d'urgenza il primo ministro finlandese Petteri Orpo. Poco prima,
in una dichiarazione congiunta, la presidente della Commissione
Ursula von der Leyen e l'alto rappresentante Ue per la Politica
Estera Kaja Kallas hanno sottolineato la loro "ferma condanna"
ad ogni attacco alle infrastrutture europee, definendo la flotta
ombra russa "una minaccia" e dicendosi pronte a nuove sanzioni.
All'intervento dell'Ue ha fatto seguito quello dell'Alleanza
Atlantica. In una conversazione telefonica con il premier estone
Kristen Michal, il segretario generale della Nato Mark Rutte si
è detto pronto "a fornire ulteriore supporto" nel mar Baltico
contro qualsiasi sabotaggio.
Il dossier è da tempo considerato prioritario dalle
cancellerie europee. Solo il mese scorso sono stati tranciati
due cavi per la telecomunicazione che collegano Danimarca e
Svezia e i sospetti sono caduti sulla nave cinese Yi Peng 3.
Lunedì scorso Pechino ha respinto la richiesta di indagini dei
procuratori svedesi affermando che l'imbarcazione ha lasciato
l'aerea. Lo scorso 16 dicembre l'Ue ha dato il via libera al
quindicesimo pacchetto di sanzioni, che include 79 navi della
flotta ombra di Mosca. Flotta che, secondo gli esperti, può
tuttavia contare su 400 imbarcazioni. Tutto ruota ancora una
volta attorno all'energia, bersaglio prioritario di Mosca non
solo in territorio ucraino. Con un'appendice che è destinata ad
aggravare il quadro. Il 31 dicembre scadrà il contratto che
prevede il transito dell'energia fornita da Gazprom attraverso
l'Ucraina. Tre sono i Paesi Ue maggiormente interessati:
Austria, Slovacchia e Ungheria. Non a caso gli ultimi due sono
ormai la testa di ponte del Cremlino nel cuore dell'Europa.
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