(di Valentina Brini)
Per Donald Tusk sarà un ritorno
al passato, alla guida dell'Europa, anche se soltanto per sei
mesi. Triplice la sua missione: far dimenticare il burrascoso
semestre di Viktor Orban, riaffermare il più convinto sostegno a
Kiev in vista dell'arrivo oltreoceano dell'altro Donald, e
posizionarsi come baluardo contro il sovranismo che rischia
presto di dilagare a Berlino - con il vento che soffia sempre
più forte nelle vele dell'AfD - e al contempo alter ego
dell'ormai ingolfato motore franco-tedesco. Dal primo gennaio,
per la seconda volta nella storia, Varsavia sarà alla guida
dell'agenda europea con un piano chiaro: mettere l'Est al centro
della scena e dare priorità assoluta alla sicurezza. Un semestre
segnato anche dalla campagna elettorale interna, con la Polonia
che si prepara a eleggere il suo nuovo presidente a maggio:
Tusk, puntando sul fedele sindaco di Varsavia, Rafal
Trzaskowski, sarà impegnato a giocarsi tutte le sue carte per
dare la spallata definitiva ai conservatori del PiS - alleati a
Bruxelles dell'Ecr di Giorgia Meloni - e conquistare anche lo
scranno presidenziale.
Issati nei palazzi delle istituzioni Ue a Bruxelles i vessilli
biancorossi polacchi, il 9 e 10 gennaio la squadra dei
commissari Ue guidata da Ursula von der Leyen farà il suo
debutto a Danzica dando ufficialmente il via ai lavori. Un
appuntamento cruciale per fare il punto sul primo grande
documento della Commissione in arrivo a gennaio e promesso dalla
leader tedesca per i primi cento giorni del suo bis: la bussola
per la competitività che porta il marchio di Mario Draghi. Il
testo, stando alla prima bozza di agenda, arriverà già la
settimana successiva, il 15 gennaio: da quei precetti per
rilanciare la corsa del continente a Stati Uniti e Cina anche
Varsavia prenderà spunto. Declinandoli nelle sue grandi
priorità: quella sicurezza militare, interna, economica ed
energetica "essenziale", nelle parole di Tusk, per dare nuovo
slancio al continente e proteggere i suoi cittadini.
Il primo sguardo securitario è puntato all'Ucraina.
Accantonata la diplomazia canaglia di Orban accondiscendente con
Vladimir Putin, Varsavia - già sugli scudi con una spesa
militare nazionale sopra il 4% del Pil quest'anno - punta a
raggiungere il 4,7% nel 2025, lanciando la volata all'Europa
intera verso i nuovi obiettivi Nato destinati a sfondare la
tanto discussa soglia del 2% con l'arrivo di Trump alla Casa
Bianca. Un cambio della guardia destinato a sovvertire gli
equilibri transatlantici su cui però la promessa polacca è già
esplicita: i legami con Washington resteranno saldi.
Ma la sicurezza riguarda anche i confini interni dell'Europa,
dove Schengen vacilla. La reintroduzione dei controlli alle
frontiere e le crescenti tensioni sulla gestione dei migranti
rendono urgente una risposta comunitaria: i Paesi membri
attendono già a marzo la prima direttiva Ue sui rimpatri.
L'intesa tra i Ventisette non sembra a rischio. Ma a decretarne
il successo potrebbe essere un asse emergente tra Tusk e Meloni:
il possibile contrappeso al sempre più debole predominio di
Parigi e Berlino.
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