(di Marcello Campo)
Il termine del 2035 entro cui
porre fine alle emissioni non è un problema. Il problema è
invece riuscire ad "allineare il ritmo e il modo" con cui
arrivarci senza devastare un settore, quello dell'automotive,
che rischia nei prossimi anni una tragedia sociale ed
occupazionale dalle dimensioni inestimabili. Da Bruxelles, dove
si è aperta l'edizione numero 101 del salone dell'auto,
Jean-Philippe Imparato, capo europeo del gruppo Stellantis, fa
il punto sul difficile dibattito circa i costi della transizione
verde. Un intervento che arriva pochi giorni dopo l'annuncio
della creazione da parte dei produttori di auto di un pool per
evitare le multe che scatteranno già quest'anno per chi non si
adegua alle norme sulle emissioni. Secondo le stime
ammonterebbero solo quest'anno a circa 16 miliardi di euro. Per
Stellantis c'è poi la sfida della scelta del nuovo Ceo e,
secondo quanto riporta oggi il Corriere della Sera, sarebbe
stato sondato anche Mike Manley che ha lavorato nel passato nel
gruppo Chrysler poi assorbito da Fiat dove ha lavorato al
rilancio del marchio Jeep.
I temi sul tappeto del Salone di Bruxelles hanno guardato
comunque al contesto. "Il problema per noi non è il 2035. Il
problema - ha sottolineato Imparato - sono i prossimi tre o
cinque anni. La fase di avvio è più importante di quella finale.
L'obiettivo finale è chiaro. Se si vuole risolvere il problema
delle emissioni della mobilità personale bisogna passare
all'elettrico. La questione dell'obiettivo non è un problema, ma
è il ritmo, il passo, la velocità, le condizioni, i metodi che
usiamo per arrivarci che devono essere allineati. E la buona
notizia - ha osservato - è che vedo molte delle nostre autorità
e delle parti interessate scoprire la portata della questione".
Imparato non ha fornito dettagli sulla strategia del pool ma
ha voluto mettere l'accento che la decisione dei produttori di
lavorare insieme "corrisponde al miglior interesse di tutti".
"Una scelta - ha aggiunto - non solo guidata da considerazioni
finanziarie ma dal fatto che non volevo mettere il mio popolo di
fronte a un muro, perché quando si affronta un muro, si può
lanciare l'allarme che si vuole, ma non si cambia nulla". Anche
parlando del suo approccio aziendale molto pragmatico. Imparato,
ha sottolineato che "non ha energie da perdere per combattere il
mondo". Il suo obiettivo è trovare soluzioni, consapevole che
bisogna mettere insieme d'accordo il mercato, i produttori e il
decisore europeo. Per questo, lo scopo dell'associazione di
categoria, l'Acea, la European Automobile Manufacturers
Association, è unirsi a "protezione dei clienti e anche dei
dipendenti". Imparato ha concluso in moco chiaro che, tramontata
la stagione degli incentivi, bisogna supportare in qualche modo
il settore subito, già nei prossimi anni. Ha annunciato che nei
prossimi mesi ci saranno già macchine elettriche sotto i 20mila
euro. ma resta il problema della carica. "E' necessario - ha
osservato - migliorare il sistema di caricamento delle auto
elettriche: ha totalmente ragione chi vuole una colonnina di
ricarica vicina e chi, per ripartire con la propria macchina,
non vuole metterci due ore ma non più di 20 minuti. So bene che
a lungo termine tutti risolveranno il problema delle
infrastrutture, ma so anche che nei prossimi cinque anni non
sarà così. Ecco perché - ha concluso - abbiamo bisogno di questo
tipo di supporto da parte delle autorità e del regolatore per
proteggere i nostri clienti e i nostri dipendenti".
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