di Michele Esposito
Due 'ritiri', un solo convitato
di pietra, Donald Trump. All'incontro promosso dal presidente
del Consiglio europeo Antonio Costa e dalla presidenza polacca,
che raccoglierà i 27 leader il prossimo 3 febbraio allo Chateau
de Limont, ne è subentrato un altro, quello dei leader del
principale partito europeo, il Ppe. I vertici dei Popolari -
undici i capi di Stato o di governo previsti - si riuniranno il
17 e 18 gennaio a Berlino per fare il punto su uno dei momenti
più critici del Continente. Da un lato l'arrivo di Donald Trump,
dall'altro il possibile acuirsi dei rapporti commerciali con la
Cina. In mezzo, la carica dei "tecno-oligarchi" che, è
l'avvertimento che circola tra i Popolari, hanno l'obiettivo di
indirizzare le democrazie europee.
Quello che si avrà nella capitale tedesca, su invito del
presidente del Ppe Manfred Weber e del leader della Cdu,
Friedrich Merz, sarà una sorta di conclave, su modello di quello
pensato da Costa. Sarà preceduto da una conferenza stampa, poi
cominceranno le riunioni a porte chiuse che si concluderanno con
la redazione di uno o più documenti. Attese, tra gli altri, la
presidente dell'Eurocamera Roberta Metsola e la numero uno della
Commissione, Ursula von der Leyen, di fatto alla prima uscita
dopo la polmonite che l'ha costretta ad Hannover in questo primo
scampolo di 2025. Alla riunione si parlerà dell'agenda europea,
dalla difesa alla sburocratizzazione. Ma il tema caldo resta
quello a stelle e strisce. Nel Ppe, di fronte all'imperversare
di Trump e del suo braccio destro Elon Musk, si sta facendo
largo una convinzione: serve una linea europea chiara e unica.
Una linea che - si riflette nei Popolari - di fronte alla sfida
del patron di X per lanciare l'estrema destra europea, può
basarsi su una rete di regole già esistente, il Digital Service
Act. All'interno della Commissione, come nel quartier generale
del Ppe, nessuno ha voglia di abbandonare la strategia del
dialogo con Trump. Un fronte comune rispetto alla Cina, in
questo senso, potrebbe essere un terreno fertile e andare
incontro al neopresidente. Nel suo primo colloquio telefonico
con il presidente Xi Jinping, Costa - fermo restando che la
"cooperazione è preferibile alla concorrenza" - ha reiterato "la
necessità di garantire condizioni di parità e di ridurre
sensibilmente gli squilibri commerciali ed economici esistenti".
La Cina , ha replicato Xi, "spera che l'Ue diventi un partner di
cui ci si possa fidare".
Sul fronte Usa c'è un tema, ben chiaro a Bruxelles, che funge
da appendice: chi, nell'Ue, può tenere il filo del dialogo con
il neo presidente. Nei confronti di Giorgia Meloni, nel Ppe, c'è
piena fiducia ed è stato apprezzato il fatto che la premier
italiana abbia telefonato a von der Leyen prima di recarsi a
Mar-a-Lago. Non ha alcuna chance, invece, l'ungherese Viktor
Orban. Nemmeno la sua amicizia con Trump, per ora, può tirarlo
fuori dall'isolamento. Quasi certamente, tuttavia, il 20 gennaio
Orban sarà all'insediamento del tycoon assieme al gotha del
sovranismo mondiale. Invece a von der Leyen, secondo quanto
riferito dalla Commissione, non è giunto alcun invito.
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