(di Mattia Bernardo Bagnoli) Donald Trump va avanti per la sua strada e, dallo Studio Ovale, annuncia che "le linee guida principali dell'accordo sull'Ucraina sono state stabilite" dopo i colloqui con Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky.
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La
"tregua totale" potrebbe scattare "molto presto". L'attivismo
del presidente Usa fa il paio con quello dei 'volenterosi', coi
leader che si vedranno a Parigi giovedì prossimo per
"finalizzare" il lavoro sulle garanzie di sicurezza da dare a
Kiev. L'Onu, stando agli ultimi sviluppi, potrebbe avere un
ruolo nel quadro di uno schema a più livelli d'interposizione.
Emmanuel Macron, infatti, ha chiesto al segretario delle
Nazioni Unite, Antonio Guterres, se fosse disposto a schierare i
Caschi Blu in Ucraina dato che lo zar "non accetterà mai" le
truppe europee a vestire i panni dei peacekeepers. Guterres ha
detto di sì - "se saremo chiamati risponderemo" - per quanto
l'ipotesi non lo renda "entusiasta". È un tassello del
complicatissimo mosaico che si va costruendo per uscire dal
ginepraio ucraino dove, ormai è chiaro, servirà (anche) il
consenso della Russia per arrivare ad un modello di gestione e
verifica del post accordo. Ma il coinvolgimento dell'Onu sarebbe
solo una parte del meccanismo allo studio.
Uno scenario a cui i volenterosi stanno lavorando attivamente
- si apprende da chi segue il dossier - è quella di costruire 4
livelli d'interposizione. I Caschi Blu, provenienti da Paesi non
europei, verrebbero schierati nella zona demilitarizzata per
osservare il rispetto della tregua. Il secondo anello sarebbe
costituito dalle forze ucraine. Il terzo dal contingente dei
volenterosi, non necessariamente all'interno del territorio
ucraino ma, si ragiona, forse a ridosso del confine occidentale.
Il quarto sarebbe il cosiddetto 'backstop' Usa. Ovvero la
garanzia data dalla protezione ultima americana, richiesta sia
dagli europei che dagli ucraini. Washington, secondo le ultime
indiscrezioni, sarebbe disposta a fare la sua parte a patto che
Kiev firmi l'intesa sui minerali -- l'amministrazione Usa,
assicura il Financial Times, sta non a caso cercando "nuove
condizioni" ampliando le sue richieste economiche nell'accordo.
Trump, infatti, vuole inquadrare il sostegno americano nella
cornice del "buon affare" per i contribuenti, perché d'ora in
poi nessuno potrà più avvalersi gratis della protezione degli
Stati Uniti. I volenterosi, dal canto loro, stanno ancora
valutando le diverse ipotesi e durante l'incontro a Londra è
stato a quanto pare discusso dell'invio dei Typhoon britannici
per compiti di copertura aerea. Ogni scenario, però, è
naturalmente vincolato all'evoluzione dei pre-negoziati di pace
condotti dagli Usa su due tavoli distinti, da una parte i russi
e dall'altra gli ucraini. Che ad un certo punto si dovranno
fondere. E siccome i dettagli come sempre sono importanti, si
puntualizza che è in corso un cambiamento semantico, dato che a
porte chiuse non si parla più di garanzie di sicurezza (security
guarantees) ma di dispositivi di sicurezza (security
arrangements).
Zelensky non ha reagito benissimo quando ha sentito nominare
le Nazioni Unite. "Con tutto il rispetto - ha dichiarato - non
ci proteggerebbero dall'invasione o dal desiderio di Putin di
tornare: non vediamo l'Onu come un'alternativa a un contingente
o alle garanzie di sicurezza". Il mosaico, per l'appunto, non è
completo. A Parigi, puntualizza Macron, "definiremo le garanzie
che potranno fornire gli eserciti europei. "Ciò che vogliamo -
sottolinea il presidente francese - è proteggere la pace''.
Una componente essenziale del piano resta quella di armare
fino ai denti le forze armate dell'Ucraina Kiev secondo la
strategia del 'porcospino d'acciaio', in modo che Putin non la
possa più azzannare. Mosca è ovviamente contrarissima. E qui la
posizione di Trump sarà dirimente.
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