Tra i modi in cui la Nato può sostenere l'operazione Sophia e il Mediterraneo, argomento di discussione oggi, per il momento si parla di "condivisione dell'intelligence e supporto logistico". L'avvio dell'addestramento segue la richiesta delle legittime autorità libiche, per migliorare la loro capacità di smantellare la rete dei trafficanti di esseri umani, fare operazioni di ricerca e salvataggio, e migliorare la sicurezza nelle acque territoriali libiche.
L'addestramento riguarda 78 persone e si svolge a bordo di due navi che partecipano all'Operazione Sophia. La prima fase del training comprende vari moduli, che vanno dalle nozioni base a competenze specialistiche più avanzate, con un focus importante sui diritti umani e il diritto internazionale.
Il training è finanziato attraverso contributi volontari da parte di alcuni Stati membri Ue, gestiti dal meccanismo Athena. L'addestramento in mare della Guardia costiera libica, nel quadro dell'operazione Sophia, verrà fatta anche su una nave italiana, la San Giorgio, mentre l'addestramento a terra verrà fatto a Malta e in Grecia. Lo spiega il ministro della Difesa Roberta Pinotti lasciando la riunione Nato.
"Abbiamo un ruolo diretto, perché sarà la nostra Marina che comincerà a fare l'addestramento in mare. Su questo abbiamo dato massima disponibilità, anche perché assieme all'addestramento che è compito della Marina italiana nella missione europea - evidenzia - come Italia noi abbiamo anche un progetto che risale ad anni precedenti, che riguarda la possibilità di dare undici pattugliatori alla Libia per poter fare un controllo della frontiera marittima, così come avevamo fatto a suo tempo con la Tunisia, e questo progetto prenderà corpo nel momento in cui ci sarà via via personale addestrato, in modo che quel mare da cui continuano a partire imbarcazioni, e dove gli scafisti sfruttano il dolore, possa essere un mare più presidiato".
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