"Al momento, i negoziati con Macedonia del Nord e Albania sono fermi. Il problema - ha continuato Zaev - non è più solo politico, ma anche una questione morale per l'Unione". Nel frattempo, Skopje continua a essere messa all'angolo dalla Ue, nonostante le riforme fatte e malgrado il cambio di nome del paese. La Macedonia del Nord "per la sua prospettiva europea ha fatto di tutto e di più e ha ricevuto in cambio niente e meno" di questo, ha risposto Zaev, citando "le parole del presidente sloveno Pahor a Bled. Non ci sono parole migliori per spiegare dove siamo ora, sfortunatamente. C'è una sensazione di amarezza, sì", ha poi ammesso, soprattutto perché "questi sono momenti difficili, in cui tutti dobbiamo guardare ai valori europei, quelli dei padri fondatori della Ue che parlavano di nazioni europee. E non c'è dubbio che macedoni e albanesi siano nazioni europee, che vivono nel cuore d'Europa. L'Ue deve ritornare a quei valori, ha bisogno più che mai" di leader e pensatori come "Schuman e Adenauer. E non deve aver paura di essere madre per tutti". Senza una Ue forte nei Balcani, ci sono preoccupazioni per il potenziale ruolo destabilizzante di potenze esterne, come Cina e Russia. "Se la Ue non si allarga, qualcun altro proverà a farlo," ha ammonito il premier macedone.
L'Unione "deve comprendere che l'allargamento ai Balcani non è una questione limitata a questo, ma un tema di politica estera e di posizionamento strategico della Ue" verso l'intera regione, ha chiosato Zaev.
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