Una battaglia che può cambiare il volto dell'Unione europea. All'appuntamento delle elezioni europee a fine maggio si profila una accesa contrapposizione che vedrà schierarsi nuovi e vecchi europeisti ed euroscettici, in un duello fra forze contrapposte che cercheranno di ottenere il più ampio numero di consensi, anche in modo trasversale, per influire sugli equilibri politici del prossimo Parlamento Ue.
In campo tra gli attori principali il leader della Lega Matteo Salvini, la francese Marine Le Pen, ed il partito di Emmanuel Macron, oltre ai tradizionali schieramenti filo-europei, Popolari, Socialisti e Liberali. Un confronto che investirà i Verdi e probabilmente le matricole - come l'ex ministro greco Yanis Varoufakis tra gli altri o l'ex leader del governo catalano, Carles Puigdemont -, che avranno da dire la loro su eventuali intese, unioni o ipotetiche scissioni.
Da mesi l'ultradestra europea, guidata da Salvini, scalda i motori in vista del 26 maggio. La missione è formare una pattuglia che abbia peso politico nell'emiciclo raggruppando almeno 140 eurodeputati fondendo i Conservatori Ecr, dove siede Fratelli d'Italia e l'Enf con gli eurodeputati leghisti. Nel fronte sovranista coabiterebbero i lepenisti insieme ai tedeschi di Afd, la Fpo austriaca di Heinz-Christian Strache al governo di Vienna, gli estoni di Ekre, entrati al governo con 5 ministri, ed il partito slovacco Sme Rodina. Nel progetto di Salvini anche i Veri finlandesi e il Danish People's Party presenti alla kermesse di Milano.
Dubbiosi i polacchi del Pis di Jaroslav Kaczynski che mal digeriscono un'alleanza con quelle forze della destra che simpatizzano per la Russia di Putin.
Un valzer di alleanze che investe anche l'ala più a destra dei Popolari, quella capeggiata dal premier ungherese Viktor Orban, il cui partito Fidesz è attualmente sospeso dal Ppe, ma ancora all'interno del partito e che potrebbe trascinare le forze del centrodestra europeo fra le braccia di Salvini. Ma dalle recenti proiezioni del Parlamento europeo sui seggi emerge che un'ipotetica alleanza fra il Ppe e tutte le forze della galassia sovranista, destre estreme e conservatori non avrebbe i numeri per governare.
Il cantiere è in fermento anche nel fronte democratico che mira a creare un 'cordone sanitario' per arginare le destre estreme. Nel centrosinistra il dialogo resta aperto con i Verdi, ma si guarda anche ai Liberali, in attesa di comprendere come si ricompatterà il partito di Guy Verhofstadt anche nell'ottica di un'unione con Macron. Ma non si esclude la riedizione di una Grosse Koalition con Manfred Weber. A tutt'oggi l'ipotesi più facilmente percorribile resta infatti un'alleanza tra tutte le famiglie filo-europee.
Intese, patti, confederazioni che potrebbero investire anche le matricole. L'ex ministro greco Varoufakis candidato in Germania per il Movimento Democrazia in Europa 2025, spera di giocare un ruolo. Apertamente critico nei confronti delle politiche di austerity sostenute da Berlino al culmine della crisi del debito dell'eurozona, Varoufakis più volte ha definito razziste e nazionaliste le politiche di Salvini. Tra gli altri ingressi, oltre al sottosegretario Sandro Gozi, candidato in Francia con En marche, il catalano Puigdemont, in auto-esilio in Belgio dopo lo scontro con Madrid sul referendum secessionista.
Lavori in corso anche nel fronte della democrazia diretta capeggiato dal M5S, che include Zivi Zid, il partito croato, la greca Akkel, la polacca Kikuz '15 e la finlandese Like Nyt. Formazioni che mirano a superare gli schieramenti destra e sinistra e diventare "l'ago della bilancia" in Eurocamera.
Gli analisti sono pronti a scommettere che il prossimo emiciclo a Strasburgo sarà politicamente più frammentato rispetto a quello attuale. Ciò influirà sulla scelta dei candidati al vertice delle altre istituzioni europee, in una sorta di braccio di ferro con le capitali e i governi.