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In 6mila a Trieste, ma chi vuole può lavorare

In 6mila a Trieste, ma chi vuole può lavorare

Alla fine il temuto blocco del porto non c'è stato. La manifestazione si

TRIESTE, 15 ottobre 2021, 18:30

Redazione ANSA

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Trieste - RIPRODUZIONE RISERVATA

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Alla fine il temuto blocco del porto di Trieste non c'è stato. La manifestazione si. Una protesta contro il lasciapassare verde che probabilmente ha tenuto conto delle parole del prefetto, Valerio Valenti, che ieri non aveva usato mezzi termini: "è' una manifestazione non autorizzata e chi sciopera fa reato".
    Lo sciopero o manifestazione, che dir si voglia, è scattato a mezzanotte, alle sei, l'ora fissata per il raggruppamento, c'erano già centinaia di persone; alle 8 sono diventate un migliaio e poi in progressione cinquemila e più. Il picco è durato poco, dopo la breve conferenza stampa del leader della protesta, Stefano Puzzer - occhi azzurri e tuta gialla - alle 14, molti partecipanti sono andati via.
    Una folla eterogenea e festosa, che ha dato alla protesta un abito inedito e inatteso: chi si attendeva ruvidi operai dai toni combattivi si è trovato di fronte una cassa acustica che diffondeva prevalentemente ritmi latini, gente che ballava e una piccola postazione dalla quale senza sosta (e gratuitamente, con offerte volontarie) venivano distribuite pizze, panini, dolci e birra. Qualcosa più simile ai cortei liceali animati da convinzioni granitiche che a una battaglia "a difesa della Costituzione", come ha sottolineato Puzzer, mostrandone una copia. Vale a dire "diritto al lavoro" e "libertà di scelta".
    Pochi i portuali, appunto, ma fermi e in grado di gestire la sicurezza: quando, cantando o scandendo slogan sono giunte ai cancelli passando tra due ali di folla varie delegazioni di centri sociali o movimenti di destra, gli omoni hanno loro fatto segno di tornare indietro: "In Porto non si entra". Soltanto nei confronti di una troupe della Rai l'aggressività (verbale) dei manifestanti è stata eccessiva e al grido di "Venduti", e "Andate via", è stata costretta a smontare cavalletto e attrezzatura e ad andarsene. Puzzer, dal canto suo, già in mattinata aveva precisato che "chi voleva entrare per andare a lavorare" poteva farlo, e difatti tranne uno o due episodi, l'accesso è stato garantito a tutti i dipendenti. Nel breve incontro con i giornalisti ha detto che "il Green pass non è una misura sanitaria ma un ricatto per costringere le persone a vaccinarsi" ed ha ammesso che "si va avanti a oltranza". Ma bisognerà attendere domani per vedere se davvero la protesta "terrà" per altri quattro giorni. Una spada di Damocle pende sul capo di Puzzer e compagni: le dimissioni di D'Agostino già sul tavolo: "Se lo faccio è colpa loro", ha tuonato ieri il presidente dell'Autorità. Senza contare i possibili sviluppi giudiziari e un consenso decrescente tra la popolazione. Chi aveva preventivato decine di migliaia di persone ha dovuto ricredersi. Anche in considerazione che tanti sono arrivati dal Veneto e dalla Lombardia: stasera risaliranno sugli autobus e torneranno a casa.
    Intanto, in Porto non c'è stata interruzione, l'attività ha soltanto subito qualche rallentamento. Perché se al Varco 4 i camion nemmeno si sono avvicinati - alle auto era invece concesso di entrare - gli altri accessi al Porto erano tutti aperti e vi sono entrati un migliaio di macchine e mezzi pesanti (che significa un migliaio di lavoratori). Inoltre, una nave ha attraccato e Adriafer ha formato vari treni perché partissero.
    L'Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale ha inoltre attivato un punto tamponi per l'effettuazione dei test antigenici per le lavoratrici e i lavoratori del porto di Trieste nell'ambulatorio medico e oggi, prima giornata, sono stati prenotati una cinquantina di tamponi.
    Infine, un segnale solare: in giornata per la prima volta in assoluto, ha approdato la prima nave da crociera in Porto Vecchio, la MS Marina, ormeggiata all'Adria Terminal.
   

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