Arte come veicolo per la presa di
coscienza di una corretta interazione tra umanità e pianeta: è
la filosofia del progetto "Terra in trasformazione," che dal 3
al 24 settembre negli spazi del Magazzino 26 a Trieste esporrà
il risultato della fusione di due mostre, "Crisis Gaia" e
"aQua", nate in luoghi diametralmente opposti e in circostanze
differenti, cui hanno contribuito un centinaio di artisti
internazionali.
Si tratta di fotografie, video, sculture, installazioni,
dipinti e contaminazioni tra le diverse forme artistiche, che
raccontano la trasformazione sempre più rapida del pianeta e
firmate da artisti di Stati Uniti, Siberia, Australia, Ecuador,
Cina, Cile, Argentina, Turchia, Inghilterra, Russia, Corea,
Colombia, Austria, Germania, Slovenia, Serbia, Croazia, Messico
e Italia. Le due esposizioni, presentate il 31 agosto, saranno
inaugurate venerdì 2 settembre alle 18.30.
"Crisis Gaia" è nata in Messico dall'artista e scienziato
Manolo Cocho ed è dedicata a una riflessione sulla vita
biologica sulla Terra e sulla capacità umana di distruggerla o
preservarla. A esprimerla, nelle varie sfaccettature, c'è ad
esempio l'autoritratto Jane, dell'austriaca Christiane Spatt,
che si mette in scena con una scimmia di peluche, ricordo
d'infanzia, tenendola in braccio e allattandola, a indicare la
nostalgia per la natura. E, ancora, la serie Mondo Caldo e
Coraggioso in cui il fotografo sloveno Bojan Golčar raffigura un
paesaggio alienato, utilizzando la manipolazione e la
sovrapposizione delle immagini, graffi e imperfezioni, per
offrire la sua visione di come sarà domani il mondo che sta
morendo.
"aQua", con la curatela di Maria Campitelli, riflette sul
bene liquido più prezioso per la vita e il più tragicamente
presente nel dissesto dell'eco-sistema. Nasce e si sviluppa
soprattutto a Trieste e raccoglie installazioni e varie
declinazioni e contaminazioni perseguite dall'attuale ricerca
espressiva. Black Cube, di Cristina Lombardo, è una meditazione
sull'innalzamento delle acque, con un riferimento storico al
Diluvio Universale attualizzato con l'ambientazione in Piazza
Unità a Trieste. Con l'installazione I'm an Alien, Fabiola
Faidiga realizza una vistosa scatola nera, approdata su un
lontano pianeta, residuo dell'esplosione della terra, da cui si
possono cogliere le ultime parole registrate di un'inascoltata
esortazione: "Please open your hears and then act".
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