"Purtroppo" Alejandro Augusto
Stephan Meran si trova ancora nella casa circondariale di
Montorio-Verona, "in una situazione di illegalità", e "le sue
condizioni psichiatriche stanno 'peggiorando': gli ultimi
tentativi di colloqui dei difensori, dei famigliari e dei medici
incaricati di indagine peritale, volta ad accertarne la
pericolosità, sono stati disattesi. Il detenuto rifiuta di
scendere dalla propria cella per accedere ai colloqui e non è
possibile obbligarlo" ad assecondare le richieste e le esigenze
difensive e mediche. Lo denunciano i legali difensori di Meran,
Alice e Paolo Bevilacqua.
Il 6 maggio la Corte d'Assise di Trieste ha stabilito la non
imputabilità per "vizio di mente" di Meran, a processo per
l'omicidio degli agenti Matteo Demenego e Pierluigi Rotta
durante una sparatoria avvenuta in Questura il 4 ottobre 2019.
Per lui è stata disposta una misura di detenzione per almeno
trent'anni in una Rems. Ma al momento, ricordano i legali, non è
ancora stata assegnata una struttura. A inizio novembre è stata
richiesta una nuova perizia per stabilire il livello di
pericolosità sociale attuale di Meran. Secondo i tempi
stabiliti dalla Corte d'Assise d'Appello, la relazione dovrebbe
essere depositata entro inizio gennaio.
"Abbiamo già annunciato iniziative europee volte a rimuovere
l'illegittima detenzione di Meran in struttura carceraria -
ricordano gli avvocati - perché, lo ribadiamo con forza, non c'è
titolo di custodia carceraria che lo possa trattenere". L'ultimo
colloquio con il detenuto risale a prima dell'estate: "Meran
comprende la situazione, la sta soffrendo e si è chiuso in se
stesso. E' osservato con cautela e fa il suo percorso
carcerario, ma non quello terapeutico".
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