(ANSA) - TRIESTE, 18 APR - "La crisi climatica non è 'gender
neutral'. Sono le donne e le bambine a subire il maggiore
impatto e questo amplifica le già esistenti differenze di
genere, aggiungendo ulteriori minacce alla salute e alla
sussistenza stessa". Lo ha affermato Lucka Bogataj, climatologa
dell'Università di Lubiana (Slovenia), vincitrice nel 2007 del
Premio Nobel per la Pace con l'Intergovernmental Panel on
Climate Change (IPCC), intervenendo a un workshop a Trieste,
nell'ambito di un progetto di Twas e Fondazione Elsevier per
l'uguaglianza di genere collegata alla lotta ai cambiamenti
climatici.
Ad esempio, ha osservato l'esperta, in caso di disastri
naturali, "le donne hanno meno probabilità di sopravvivere e
maggiori probabilità di essere ferite". Inoltre, "dipendono
maggiormente dalle risorse naturali, ma hanno meno accesso alle
stesse".
Secondo Bogataj, "sono quindi indispensabili il life-long
learning e l'introduzione del 'clima' fra le materie di studio.
Scuse come 'abbiamo tentato', 'non abbiamo le risorse', 'non
spetta a me' non funzionano più. Le donne hanno una grande
responsabilità potenziale. Sanno fare rete, gestiscono meglio le
risorse e comunicano meglio".
Al workshop partecipano le leader di otto team di ricerca,
che nei loro Paesi di provenienza stanno avviando progetti -
vincitori di Grant - per incrementare la parità di genere in
relazione al cambiamento climatico. E' l'esempio della
socio-economista ugandese Irene Bayiyana, che con il team sta
per avviare un programma di formazione per 40 donne nei
distretti di Iganga e Kamuli, durante il quale verranno spiegate
buone prassi agricole per la coltura della patata dolce,
particolarmente resiliente ai cambiamenti climatici. Il progetto
durerà tre anni e ogni partecipante diffonderà quanto appreso ad
altre tre donne, con l'obiettivo di rafforzare l'emancipazione
femminile. (ANSA).