"La Santa Sede ha un deficit
strutturale, da sempre, che si aggira tra i 50 e i 60 milioni di
euro l'anno. Se dovessimo coprire questo deficit soltanto
tagliando le spese, dovremmo chiudere 43 delle 53 entità che
fanno capo alla Curia romana, e questo non è possibile. Quindi,
dobbiamo lavorare tantissimo per incrementare i ricavi". Lo ha
detto ieri sera il prefetto della Segreteria per l'Economia
della Santa Sede (sorta di ministero dell'Economia), Maximino
Caballero Ledo, per la prima volta intervenendo a un dibattito
pubblico.
Ledo è stato intervistato dall'ANSA all'incontro "La nuova
organizzazione economico-finanziaria dello Stato della Città del
Vaticano" alla seconda giornata di "Pn Trading Places" festival
sulla cultura finanziaria dell'Università di Udine e Comune di
Pordenone.
D'altronde, nell'ambito del conto economico deve rientrare
anche "la missione della Chiesa che ovviamente è deficitaria",
ha precisato Caballero Ledo, che è uno dei quattro laici a capo
di una organizzazione della Santa Sede, voluti da papa Francesco
nella sua riforma. "La prima cosa che ti dicono quando arrivi è
'la Santa Sede non è un'azienda'. Quindi tutte le decisioni
economiche devono considerare questo aspetto". In caso
contrario, "dal punto di vista economico sarebbe molto facile
risolvere tutti i problemi - ha indicato il prefetto - La Santa
Sede è una piccola realtà economica, chiunque abbia
responsabilità in una azienda sa perfettamente come risolvere i
problemi economici della Santa Sede. Ma bisogna implementare la
missione della Santa Sede, quindi l'equilibrio non è facile e la
soluzione non è facile".
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