Allo slogan che circola in
ambienti accademici e scientifici "publish or perish" (pubblica
o muori), risponde con una arguta spiritosaggine: "Sulla sua
lapide hanno scritto 'ha pubblicato, ciononostante è morto'".
David Sanders, biologo, laurea a Yale College, dottorato in
biochimica a Berkeley, professore associato alla Purdue
University, investigatore di frodi scientifiche, padre di due
brevetti, si batte per un'etica nelle pubblicazioni scientifiche
e su questo ha tenuto un seminario alla SISSA di Trieste.
Il suo principio è semplice ed è il contrario della politica
dello slogan, in base al quale il valore di ricercatori e
ricercatrici si misura nel numero di pubblicazioni fatte.
Pochi e fondamentali sono i principi indicati da Sanders per
fondare una nuova etica e tentare di frenare l'aumento del
numero di riviste in circolazione, pubblicazioni di scarsa
qualità, falsificazioni diffuse, e contro il "paradigma per cui
i finanziatori assegnano i grant sulla base del numero delle
pubblicazioni e non della qualità della ricerca". "Prima
ricevevi i grant poi facevi la ricerca, oggi è il contrario".
Partendo dal presupposto che "circa la metà delle
pubblicazioni non viene nemmeno letta, "non vale la pena che
molti giornali esistano, se non per il guadagno che ne ricavano
gli editori". Sanders ha una soluzione anche per salvaguardare
alcune riviste prestigiose: "Le università dovrebbero stilare
una lista delle riviste attendibili, e forse anche finanziarle".
Peraltro, "alcuni lavori non dovrebbero nemmeno essere
pubblicati ma finire in una depository open access per gli
scienziati".
Il problema non è solo etico o morale ma dell'attendibilità
stessa della scienza. Sanders parla chiaramente di "monetary
influences" e di "fake journalism". "Una collega e amica voleva
studiare una specifica peer review per avere indicazioni su come
curare il cancro al seno dopo che le avevano diagnosticato
proprio un tumore di quel tipo; le ho detto di non farlo sapendo
che quella rivista non è all'altezza".
Una maggiore consapevolezza si sta tuttavia diffondendo. Ad
esempio dal 2019, prima del Covid "si sta introducendo una
figura che garantisca la research integrity che si pubblica, e
che non è un editor". D'altronde, "non abbiamo bisogno di
conoscere tutto e così in fretta: la scienza può rallentare".
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