La simpatia - più naturale di quella del suo modello politico, Berlusconi, - la memoria che gli consente di chiamare per nome praticamente l'intero suo elettorato e quella verve (berlusconiana appunto) del 'fazo mi' (ci penso io) che tanto piaceva, oggi un po' meno, ai triestini.
Sono alcune caratteristiche di Roberto Dipiazza, che oggi ha stabilito un record di carriera politica: il 2 dicembre 1996 si insediava come sindaco di Muggia (Trieste), e da allora, se si esclude l'intervallo obbligatorio per legge, ha cambiato Comune ma non la carica, così oggi è ancora sindaco, a Trieste, al quinto mandato. Animato da incrollabile ottimismo, ammiccante ma gentile nei confronti delle donne, a volte iperbolico ma mai smargiasso, Dipiazza - che giustamente si fregia del titolo di non aver ricevuto mai un avviso di garanzia - ha macinato una carriera costellata di aneddoti.
Da quando fece smontare un piccolo cantiere lungo le Rive che gli era costato 40 minuti di ritardo spostando lui stesso furiosamente i segnali stradali, all' adoperarsi per la vecchina con un problema di bollette o di pensilina dell'autobus. Classe 1953, arrivato in territorio giuliano da Aiello del Friuli, titolare di un paio di noti supermercati, Dipiazza, da sempre nel centrodestra, "scese" in politica quasi per caso, eletto a Muggia come sindaco. "Meglio così" ribatté a chi criticava il fatto che non avesse alcuna esperienza politica.
Nel 2001 arriva a Trieste, corre per la carica di sindaco e vince. Vi resterà per tutto il tempo consentito dalla legge: due mandati fino al 2011. Si dimette poco prima della scadenza per candidarsi alle regionali e viene eletto, è l'amministrazione di Debora Serracchiani. Fermo un giro, torna in pista nel 2016 e si riprende lo scranno più alto di piazza Unità. Scade il mandato dopo cinque anni, nel 2021, e si ricandida, e vince nuovamente, per la quinta volta. "E sono ancora qua", dice all'ANSA.
"Nessuno come me. Ringrazio triestini e triestine, sono stato anche fortunato", ammette. E via con un piccolo banchetto con brindisi in Municipio. Legato a un contesto politico ormai scomparso, Dipiazza oggi accusa qualche affanno. E' vero, "le crociere hanno scaricato 500mila turisti in città" e la Trieste di oggi è un affollato e allegro centro ben diversa dalla città ripiegata su se stessa di soli pochi anni fa. Ma alcune opere pubbliche accusano forti ritardi, come lo storico e bellissimo tram-funicolare, fermo da otto anni, per citarne uno. La mirabolante ovovia (o cabinovia) che ha suscitato forti polemiche in città oggi vede in pericolo il finanziamento, stralciato dal Pnrr, fattore che, appunto, ne mette a rischio la realizzazione.
Ma Dipiazza ha già estratto un altro asso dalla manica: il rifacimento dei 66 ettari dello splendido quanto fatiscente Porto Vecchio. Ribattezzato Porto Vivo, tra dieci anni dovrebbe essere completamente rifondato. E magari ci sarà ancora lui alla guida della città.
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