TRIESTE - Vennero uccisi all'alba del primo luglio del 1916, con la faccia rivolta al nemico, davanti al muro di cinta del cimitero di Cercivento (Udine).
Il caporal maggiore Silvio Gaetano Ortis (25 anni) di Paluzza, il caporale Basilio Matiz (22) di Timau, il caporale Giovan Battista Corradazzi (23) di Forni di Sopra e il soldato Angelo Massaro (22) di Maniago (Pordenone), dell'VIII Reggimento alpini appartenenti alla 109.ma Compagnia del Battaglione 'Monte Arvenis', si erano opposti al comando del loro capitano di uscire in avanscoperta sul monte Cellon richiedendo l'ausilio dell'artiglieria e di agire di notte. Niente da fare. Furono accusati di ammutinamento e fucilati. Si disse "per dare l'esempio" alla truppa ed evitare altre situazioni simili.
A oltre cento anni dai fatti, il comune di Cercivento ha dedicato ai quattro un cippo proprio nel luogo della fucilazione richiedendo allo Stato la loro riabilitazione. "L'iter è andato abbastanza avanti nella scorsa legislatura - dice il sindaco di Cercivento, Luca Boschetti - nel senso che un ramo del Parlamento ha approvato il testo di legge per la riabilitazione di tutti i fucilati nella Prima Guerra mondiale non solo dei quattro di Cercivento. Un po' come hanno già fatto Francia, Inghilterra e Germania. La fine della legislatura ha interrotto il procedimento. Ora speriamo che quel testo venga ripreso in modo da ridare l'onore a questi quattro ragazzi morti per aver difeso una loro idea che certamente - conclude Boschetti - non era quella di ribellarsi al Regio esercito".
La riabilitazione era stata chiesta all'Esercito italiano da un pronipote di uno dei caduti. "Ma la risposta è stata beffarda - aggiunge Boschetti - non si può procedere, hanno risposto dal Comando generale, poiché alla domanda manca la firma dell'interessato. Ora speriamo che la politica e il Parlamento - conclude - riescano a porre fine all'attesa che riguarda migliaia di famiglie italiane".
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