Il suo ritorno nel programma olimpico è stato fortemente voluto da Jacques Rogge, presidente del Cio prima dell'attuale n.1 Thomas Bach. Il rugby è stato presente - nella sua versione tradizionale, quella a 15 - in quattro edizioni (1900, 1908, 1920, 1924). Era stato inserito tra le discipline a cinque cerchi grazie all'opera di Pierre De Coubertin, il 'padrè delle Olimpiadi moderne. Il barone ebbe infatti un ruolo influente sia nella nascita del campionato francese di rugby (1892) sia della nazionale, i Coqs (1906). La travagliata conclusione del torneo del 1924 - incidenti dopo la finale tra Usa e Francia -, l'abbandono della presidenza del Cio da parte di De Coubertin nel 1925 e lo scarso appoggio delle federazioni britanniche costrinsero il rugby ad un lungo periodo di oblio. Dopo vari tentativi per farlo tornare alle Olimpiadi, il 9 ottobre 2009 lo sport della palla ovale ha ottenuto il riconoscimento di disciplina olimpica da parte del Cio, grazie anche a Rogge che in gioventù è stato anche rugbista. Il calendario piuttosto ristretto dei Giochi non poteva consentire la disputa di un torneo di rugby a 15 (basti pensare che i Mondiali durano un mese e mezzo con partite anche a una settimana di distanza l'una dall'altra) e quindi si è optato per la versione a 7, i cui match durano 14 minuti, divisi in due tempi da 7. A Rio saranno impegnate 12 squadre femminili e 12 maschili. Non ci sarà l'Italia, in quanto entrambe le nazionali sono state eliminate nella fase di qualificazione. Il torneo maschile sarà impreziosito dalla presenza di due campioni del mondo nella versione a 15: il neozelandese Sonny Bill Williams - vincitore nel 2011 e 2015 - e il sudafricano Bryan Habana, che invece ha vinto la Coppa nel 2007. Ovviamente Nuova Zelanda e Sudafrica sono tra le favorite nel torneo maschile insieme alle nazioni dell'Oceano Pacifico, che vantano una buona tradizione nel rugby a 7. Tra le donne menzione particolare per le padroni di casa del Brasile, attuali campionesse del Sudamerica.