STORIA DELLE OLIMPIADI
Tutto è cominciato con il barone Pierre de Coubertin, aristocratico pedagogo francese appassionato di storia e, in particolare, dell'antica Grecia. Alla fine del diciannovesimo secolo, pensò di proporre una versione moderna dei Giochi che, dal 776 avanti Cristo al 393 dopo Cristo, avevano costituito un'occasione di confronto, non solo sportivo, che aveva il potere di andare oltre la guerra. Il progetto si concretizzò nel 1896 e in omaggio alla Grecia, alle origini, fu battezzato semplicemente ''Giochi olimpici''. Quando l'idea cominciò a diffondersi in Europa, archeologi francesi e tedeschi, lavorando attorno alle rovine di Olimpia, riuscirono a riportare alla luce il vecchio stadio, i luoghi sacri dove venivano celebrate feste in onore di Giove. Il 25 novembre del 1892, a 29 anni, Pierre de Fredi, barone de Coubertin, lanciò il suo appello per ripristinare i Giochi. Il 23 giugno 1894, a Parigi, propose alla Sorbona, durante il primo congresso olimpico, al quale parteciparono 15 membri, di far rinascere i Giochi e lanciò quello che è ancora oggi il motto del Comitato Olimpico Internazionale (Cio): citius, altius, fortius (più veloce, più alto, più forte). Naturalmente, come prima sede, fu scelta Atene. E la cadenza sarebbe stata di quattro anni, seguendo il calendario lunare dell'antica Grecia. Un greco, Demetrios Vikeles, al quale de Coubertin succedette nel 1896, fu designato primo presidente del Cio.
Degli olimpionici antichi, resta il ricordo dei più celebrati: Koroibos, il primo vincitore nel 776A.C., Milone di Crotone che, nel 472 A.C., vinse sei gare. Un successo era allora talmente importante per l'atleta e la sua gente, che non mancavano casi di frode e corruzione. Ma la manifestazione conservò il suo prestigio nei secoli anche se il successivo dominio romano ne mutò sensibilimente l'identità. Ci fu spazio per i ''barbari'' e assunsero importanza i combattimenti dei gladiatori. Tiberio, che sarebbe poi diventato imperatore, fu il primo barbaro a vincere un titolo.
I Giochi andarono comunque avanti fino a quando Teodosio, imperatore romano cattolico, ostile ad ogni manifestazione pagana, nel 393 D.C., ne decretò la soppressione. La stessa Olimpia venne poi parzialmente distrutta da Teodosio II e un terremoto completò l'opera ponendo fine ai Giochi dell'antichità.
I GIOCHI MODERNI
Ad aprire quelli moderni fu, il 6 maggio 1896, re Giorgio I. E de Coubertin tirò un sospiro di sollievo, perché la manifestazione fu in dubbio fino all'ultimo per una serie di problemi, soprattutto economici. Sbloccò la situazione un ricco greco d'Alessandria, George Averoff, versando un milione di dracme. In 18 mesi fu pronto lo stadio da 70.000 posti.
I numeri della prima edizione: 300 atleti, 197 greci, rappresentanti di 13 paesi e tre continenti. Gli sport in programma dal 6 al 15 aprile furono 9: atletica, ciclismo, scherma, ginnastica, lotta, nuoto, pesi, tennis e tiro. Un americano, James Connolly, studente a Harvard, vincendo il salto triplo con 13.71, divenne il 6 aprile 1896 il primo campione olimpico dell'era moderna. Ma molto seguita fu l'impresa di Spriridon Louys, vincitore della maratona sull' epico tracciato percorso da Filippide per annunciare la vittoria dei greci sui persiani.
La seconda edizione, quella del 1900, si svolse in Francia, a Parigi, durante l'Esposizione Universale. De Coubertin spinse molto per la designazione, perché la Grecia avrebbe gradito mantenere Atene come sede fissa. Ma la durata fu eccessiva, dal 20 maggio al 28 ottobre, e le gare si svolsero tra indifferenza e confusione, tanto che lo stesso de Coubertin disse: ''E' un miracolo che il movimento olimpico sia sopravvissuto a questi Giochi''. I concorrenti furono 1.200. La parte del leone la fece la Francia, ma furono gli americani a dominare nell'atletica.
Un'altra Esposizione Internazionale contribuì a fare assegnare i Giochi del 1904: quella di Saint Louis (1 luglio-23 novembre). Fu il presidente degli Stati Uniti, Roosevelt, a volerli per il centenario dell'assorbimento della Louisiana. A Saint-Louis parteciparono 600 atleti (432 americani), di 11 nazioni. La traversata dell' Atlantico scoraggiò molti atleti.
L'eroe fu Archie Hann, autore di una tripletta: 60 m, 100 m e 200 m. Il vincitore della maratona, Fred Lorz (Usa), fu squalificato per aver utilizzato per un tratto un' automobile. L'oro andò a Thomas Hicks.
A Londra, nel 1908 (27 aprile-31 ottobre), la manifestazione riprese consistenza: 2.000 atleti di 22 paesi sfilarono alla presenza della famiglia reale nella cerimonia ufficiale.
Gli americani, trascinati dal mezzofondista Mel Sheppard, dominarono ancora nell'atletica. Un episodio commovente caratterizzò la maratona (per la prima volta portata a km. 42,195): l'italiano Dorando Pietri, fu squalificato perché, prima dell'arrivo, fu aiutato a non cadere da un giudice. L'omino di Carpi ebbe però la soddisfazione di venire premiato con una coppa dalla Regina.
I Giochi di Stoccolma (1912) diedero il sorriso a de Coubertin: 2.500 atleti di 28 paesi e finalmente un arco di tempo contenuto (5-22 luglio), senza la necessita' di un'esposizione commerciale come elemento trainante.
Protagonisti l'americano Ralph Craig, vincitore dei 100 e 200 m, il finlandese Hannes Kolehmainen,tre ori nel fondo, e il pellerossa Jim Thorpe colpevole di 'professionismo' per aver giocato a baseball prima dei Giochi:70 anni dopo gli avrebbero riconosciuto le medaglie conquistate nel pentathlon e nel decathlon. Infine la maratona, stavolta addirittura drammatica: il portoghese Francisco Lazaro, 21 anni, a causa del caldo s'accasciò al suolo e morì poco dopo.
Ci fu un'interruzione, la prima, a causa della Prima Guerra Mondiale. Si riprese nel 1920, ad Anversa. Gli strascichi del conflitto lasciarono il segno.
Non furono invitate Germania ed Austria. Parteciparono comunque 2.591 atleti di 29 nazioni dal 21 aprile al 12 settembre. Trionfarono gli Stati Uniti con 41 medaglie d'oro, ma stavolta segnarono il passo nell'atletica. Duke Kahanamokou fu il più veloce nel nuoto. Lo schermidore italiano Nedo Nadi vinse cinque titoli. E fra le donne spiccò la francese Suzanne Lenglen, vincitrice del torneo di tennis. A 61 anni, nel 1923, De Coubertin lasciò la presidenza al belga Henri de Baillet-Latour.
Le olimpiadi di Amsterdam (23 luglio-12 agosto 1928) furono possibili grazie ad una sottoscrizione pubblica.
Per la prima volta la fiamma olimpica restò accesa allo stadio giorno e notte. Ad Amsterdam furono riammessi i tedeschi, indesiderati nelle ultime due edizioni. In tutto ci furono 3000 atleti di 46 Paesi. Weissmuller raddoppiò il suo capitale olimpico, Nurmi proseguì la sua collezione di medaglie nell'atletica cominciata nel 1920 (9 ori in tre edizioni), il canadese Percy Williams vinse 100 e 200 metri, il franco-algerino Bouguera El Ouafi vinse la maratona.
La grande crisi economica americana, il crac della borsa del 1929 non impedirono il successo dei Giochi di Los Angeles (30 luglio-14 agosto 1932).
Furono le Olimpiadi di Hollywood, situata a due passi. Fra gli spettatori Charlie Chaplin, Douglas Fairbanks e Gary Cooper. Nel "Coliseum" da 105.000 spettatori, grandi successi Usa tra cui la doppietta di Milfred Babe Didrickson negli 80m hs e giavellotto. Nel nuoto i giapponesi vinsero 5 titoli su 6. Gli Stati Uniti 103 medaglie (41 d'oro) e l'Italia 36 (12 d'oro). Il villaggio ospitava soltanto 1.300 atleti, le donne alloggiavano in un albergo.
Per la prima volta partecipò la Cina. Ci fu anche l'introduzione del cronometro automatico e del fotofinish, oltre che del podio a tre gradini.
Berlino sarà ricordata per le imprese di Jesse Owens e per la propaganda nazista. Ma fu anche l'edizione in cui, su idea del tedesco Carl Diem, per la prima volta la fiaccola fu portata da Olimpia alla sede dei Giochi da 3000 tedofori.
I Giochi (1-16 agosto 1936) furono allestiti con grande cura. Adolf Hitler voleva promuovere l'immagine della Germania e non badò a spese. Aderirono 4.000 atleti di 49 paesi e furono 24 gli sport praticati. A sfidare la propaganda nazista fu Jesse Owens, nero americano, capace di vincere 4 medaglie d'oro. Quando nel lungo batte' il tedesco Carl Long, Hitler lasciò lo stadio.
La Germania vinse comunque 89 medaglie (33 d'oro), gli Usa 56 (24 d'oro). Un anno più tardi De Coubertin si spense a Losanna, sede del CIO: per sua richiesta fu sepolto sul monte Olimpo.
Dopo la Seconda Guerra mondiale, i Giochi non sfuggirono al clima di austerità.
A Londra (29 luglio-14 agosto 1948), arrivarono 4.000 atleti di 59 Paesi. Non furono invitati Germania e Giappone. Due donne furono più applaudite degli uomini: l'olandese Fanny Blankers-Koen, madre di tre bambini, che vinse 4 medaglie d'oro nell'atletica (100, 200, staffetta 4x100 e 80 ostacoli), e la francese Micheline Ostermeyer, pianista concertista che vinse 2 medaglie d'oro nel disco e nel peso. La ginnasta Maxie Provaznikova fu la prima atleta olimpica a passare all'ovest.
Nel 1952 (19 luglio-3 agosto), lo Olimpiadi furono assegnate ad Helsinki.
Escluso dal movimento olimpico con l'accusa di "professionismo", il finlandese Paavo Nurmi, 56 anni, entrò ugualmente nello stadio Olimpico per passare la fiaccola all'ultimo tedoforo, la leggenda vivente, Hannes Kolehmainen, ormai sessantaduenne. Nello stesso anno divenne presidente del CIO l'americano Avery Brundage, implacabile sostenitore del dilettantismo.
In Finlandia arrivarono 5.000 atleti di 69 Paesi. Per la prima volta, negli anni della guerra fredda, l'Urss si misurò con gli Stati Uniti e tra i due giganti cominciò una corsa alle medaglie. Gli americani dominarono nell'atletica, ma la superstar fu il cecoslovacco Emil Zatopek, su 5.000, 10.000 e nella maratona.
La più bella delle 8 medaglie d'oro dell'Italia è quella di Pino Dordoni nella 50 chilometri di marcia, primo uomo a scendere sotto le 4 ore e mezza.
Nel 1956 l'Olimpiade si affacciò agli antipodi (22 novembre-8 dicembre).
A Melbourne, arrivarono 3.300 atleti di 67 nazioni, con la Germania unificata per volere del CIO. Per la crisi di Suez e l'invasione dell'Ungheria, i Giochi rischiarono di fallire. Rinunciarono Egitto, Libano, Iraq, Olanda e Spagna, 45 nuotatori ungheresi chiesero asilo politico e la polizia fu costretta a intervenire per fermare la rissa tra ungheresi e russi nella finale di pallanuoto. L'americano Bobby Morrow (3 vittorie nello sprint), il sovietico Wladimir Kuts (5.000 e 10.000 m.), il francese Alain Mimoun (maratona), si misero in luce nell'atletica.
Il medagliere fu dominato dall'Urss: 98 podi, 37 ori. Per l'Italia (25 medaglie, 8 d'oro) furono soprattutto i giochi del ciclismo, con gli ori di Ercole Baldini e Leandro Faggin.
Furono 5.348 i partecipanti alle Olimpiadi di Roma (25 agosto-11 settembre), in rappresentanza di 84 Paesi. Furono i Giochi della televisione (diretta attraverso l'Eurovisione).
I titoli di Lee Calhoun (110 ostacoli), Ralph Boston (lungo) e Don Bragg (asta) fecero rumore nell'atletica. E poi il tedesco Hary nei 100, Livio Berruti nei 200 (primo oro italiano nelle discipline veloci), la gazzella nera Wilma Rudolph, l'etiope scalzo Abebe Bikila che nella maratona portò all'Africa il primo successo olimpico. Nella boxe cominciò la leggenda di Cassius Clay, vincitore nei mediomassimi, ma anche quella di Nino Benvenuti.
Per l'Italia alla fine furono 36 medaglie (13 d'oro) dietro Urss (103) e Usa (71).
Nel '64 le Olimpiadi sbarcano per la prima volta in Asia, nella capitale giapponese Tokyo (10-24 ottobre).
Entrano nel programma olimpico judò e pallavolo. Restano fuori i sudafricani per la loro politica di apartheid. Cresce ancora la platea televisiva grazie a 'Mondovisione' (600 milioni di spettatori).
In atletica, lo statunitense Bob Hayes domina i 100 m., il neozelandese Peter Snell riesce nella doppietta 800-1500 m., Abebe Bikila vince ancora la maratona. Abdon Pamich ridà all'Italia l'oro della 50 km di marcia. Quattro medaglie d'oro per lo sprinter del nuoto statunitense Don Schollander, mentre l'australiana Dawn Fraser conquista il terzo titolo consecutivo nei 100 m. sl. Per la prima volta dal 1952, gli Usa precedono l'Urss nel medagliere finale (36 ori contro 30).
L'Italia è quarta con 27 medaglie, 10 d'oro. In azzurro sono i giochi del ginnasta Franco Menichelli, di Pettenella e Bianchetto nel ciclismo, di Mauro Checcoli e della squadra nell'equitazione.
I Giochi di Messico '68 si aprono in un clima internazionale turbato dagli assassinii di Martin Luther King e Robert Kennedy, dalla guerra del Vietnam e dall'invasione sovietica in Cecoslovacchia. 10 giorni prima dei Giochi (12-27 ottobre), una manifestazione di studenti in piazza delle Tre Culture, viene dispersa con le armi. Centinaia le vittime, ma le gare, sotto stretta sorveglianza dell'esercito, si svolgono ugualmente. è l'Olimpiade più alta; si gareggia a 2.277 metri sul livello del mare.
L'edizione messicana si caratterizza per novità tecniche come il cronometraggio elettronico, piste d'atletica in tartan e controllo della femminilità. Molti i record mondiali battuti: 100, 200 e 400 m. con i 'colored' statunitensi Jim Hines (il primo sotto i 10''), Tommie 'Jet' Smith e Lee Evans.
Per protesta contro il razzismo negli Usa, Smith e il bronzo nei 200 m. John Carlos salgono sul podio con il pugno alto e guantato di nero al momento dell'inno americano. Il comitato olimpico Usa li esclude dai Giochi.
Nell'alto lo statunitense Fosbury lancia la tecnica dorsale che porta il suo nome. Al Oerter vince una quarta medaglia d'oro nel disco. Ma l'exploit più sensazionale è il record del mondo nel lungo dello statunitense Bob Beamon (m. 8,90), un record che resisterà 23 anni. Nella ginnastica è mattatrice assoluta la ceka Vera Caslavska (4 ori).
Per l'Italia partecipazione deludente con 16 medaglie di cui tre sole d'oro: Vianelli nel ciclismo, Dibiasi nei tuffi e il due con di Baran-Sambo-Cipolla.
Monaco '72 (26 agosto-11 settembre) è l'edizione tristemente nota per il blitz nel villaggio olimpico di guerriglieri palestinesi che s'impadroniscono di ostaggi israeliani chiedendo la liberazione di alcuni prigionieri in Israele. La vicenda si conclude con una sparatoria e un bilancio di 17 morti. La tragedia avviene a sei giorni dalla chiusura dei Giochi che registrano una partecipazione record di 122 nazioni e 7894 atleti. Le gare vengono interrotte per 24 ore in segno di lutto.
Il grande protagonista di Monaco è Mark Spitz che colleziona 7 ori nel nuoto, un record. Due titoli per il sovietico Valeri Borzov (100 e 200 m.) e per il finlandese Lasse Viren (5000 e 10000). Nei 200 sboccia un talento italiano di Barletta: nome Pietro Mennea, risultato medaglia di bronzo. Nella ginnastica riflettori sull'enfant prodige Olga Korbut. I sovietici dominano nel medagliere con 50 ori (33 per gli Usa).
Per l'Italia è un'olimpiade in rosa con Antonella Ragno (fioretto), il bronzo di Paola Pigni nei 1500 e soprattutto Novella Calligaris la prima in assoluto a portare all'Italia medaglie olimpiche nel nuoto: un argento e due bronzi. Ma vincono anche Scalzone nel piattello e Mancinelli con il grigio Ambassador nell'equitazione.
Montreal '76 (17 luglio-1 agosto), inizia l'era dei boicottaggi: il 60% dei paesi africani si ritira per protesta contro la tournee dei rugbisti neozelandesi in Sudafrica.
Due titoli per il cubano Alberto Juantorena (400 e 800 m.) e Lasse Viren, già protagonista a Monaco (5000 e 10000). Nella ginnastica nasce un nuovo astro: Nadia Comaneci. Il bilancio finanziario di questa edizione risulterà fallimentare.
L'Italia mai tanto male nel dopoguerra. Appena due ori con il solito Klaus Dibiasi e il fiorettista Dal Zotto. Sul podio, ma con l'argento, Sara Simeoni.
Mosca 1980 (19 luglio-3 agosto) si caratterizza come l'Olimpiade del boicottaggio americano per l'invasione russa in Afghanistan. L'esempio statunitense è seguito da altri 28 Paesi; risultano quindi solo 80 le nazioni rappresentate (per 6000 atleti).
L'Italia sceglie di esserci (ma sfila con la bandiera del suo comitato olimpico nazionale, come altri 9 paesi) nonostante l'adesione al patto atlantico. Nell'atletica si distingue la Gran Bretagna con il velocista Alain Wells, i mezzofondsiti Sebastian Coe e Steve Ovett e il decatleta Daley Thompson. Comincia l'era dei Damilano, con l'oro di Maurizio nella 20 chilometri di marcia. Mennea sui 200 e la Simeoni nell'alto salgono sul gradino più alto. Sono 15 le medaglie per gli azzurri, 8 d'oro.
A Los Angeles '84 (28 luglio-12 agosto) il boicottaggio si replica al contrario. Manca l'Urss con il blocco dell'Est.
Sono 7055 gli atleti, per 140 nazioni. La 'stella' è "King" Carl Lewis che raggiunge Jesse Owens vincendo quattro ori nell'atletica (100, 200, lungo e staffetta). è la passerella degli atleti Usa con Moses (400 hs), Benoit (maratona), Valerie Brisco Hooks (200) e Evelyn Ashford (100), Rick Carey (100 e 200 dorso), Greg Louganis (tramp. e piatt.), Michael Jordan (basket) e Mary Lou Retton (ginnastica). Tra i vincitori di bandiera diversa, Daley Thompson (Gbr) nel decathlon, Said Aouita (Mar) nei 5000, l'azzurro Alberto Cova nei 10.000.
Per l'Italia è spedizione record con 14 medaglie d'oro, una più che a Roma. Fa nuovamente centro Luciano Giovannetti già oro a Mosca nel piattello. Assente dal '48, la Cina fa un brillante ritorno con un bottino di 32 medaglie (15 ori).
A Seul '88 (17 settembre-2 ottobre) le Olimpiadi della riconciliazione.
Sono presenti oltre 9000 atleti per 160 nazioni. Mancano solo Cuba, Etiopia e Corea del Nord. Questa edizione registra l'ingresso dei primi professionisti con il ritorno del tennis.
Ma quella di Seul è soprattutto l'Olimpiade del doping: il 24 settembre il canadese Ben Johnson vince il titolo nei 100 m. precedendo Carl Lewis, con il tempo di 9''79, record del mondo. Tre giorni dopo, il Cio lo squalifica per doping.
Grandi exploit in vasca, con le cinque medaglie della tedesca dell'Est Kristin Otto e le cinque dello statunitense Matt Biondi. Altri protagonisti sono il tuffatore Greg Louganis, la velocista Florence Griffith Joyner e l'eptatleta Jackie Joyner Kersee. L'Urss è prima nel medagliere con 132 medaglie (55 ori), segue la Ddr con 102 (37 ori) e gli Usa con 94 (36 ori).
Per l'Italia le medaglie sono 14, 6 d'oro con due bis: gli Abbagnale nel due con e Pollicino Maenza nella greco-romana ottengono il secondo alloro, dopo Los Angeles. Ma il trionfatore è Gelindo Bordin con l'oro della maratona.
Barcellona '92 registra un boom di partecipazioni con 9094 atleti per 172 Paesi. I Giochi sono ormai un business curato nei dettagli e soprattutto redditizio sul piano televisivo.
Nell'atletica in evidenza il 32enne britannico Linford Christie vincitore sui 100 m., lo spagnolo Fermin Cacho (1500 m.), la francese Marie José Perec (400 m.), Carl Lewis, ancora vincitore di due titoli (lungo e staffetta), la britannica Sally Gunnell (400 hs), l'algerina Hassiba Boulmerka (1500 m.). Nel nuoto, il russo Alexandre Popov centra la doppietta 50-100 m. sl. Doppio oro, nei 200 e 400 misti, anche per l'ungherese Tamas Darnyi, già protagonista a Seul. Nella ginnastica brilla il bielorusso Vitaly Scherbo con sei ori; nel canottaggio il britannico Steve Redgrave vince il terzo titolo dopo quelli dell'84 e '88. Nel basket giganteggia il 'Dream Team' Usa di Michael Jordan e Michael Johnson. Nel medagliere la Cina, grazie al nuoto femminile, si piazza al quarto posto (54 medaglie, 16 ori), dietro sovietici, statunitensi e tedeschi. Quanto alla Spagna, colleziona quasi più medaglie (22, 13 ori) di quanto non abbia fatto in un secolo (26 dal 1896).
L'Italia, a quota 19 nel medagliere, con 6 ori, chiude con l'oro del Settebello di pallanuoto, erede dei campioni di Roma '60.
Olimpiadi del centenario, Atene non riesce a ospitare i Giochi, battuta dai soldi e dal potere della Coca Cola.
Il protagonista è Michael Johnson, lo sprinter texano che in casa firma una doppietta nei 200, demolendo in 19"32 il primato di Mennea, e nei 400. Il via ai Giochi (25 luglio-9 agosto) viene dato da Muhammed Alì, il Cassius Clay trionfatore a Roma nei mediomassimi, ultimo tedoforo incaricato di accendere il braciere olimpico.
Ad Atlanta partecipano 197 Paesi: Burundi, Ecuador e Hong Kong debuttano con un oro. I paesi dell'ex Urss salgono sul podio per la prima volta da stati indipendenti. Il medagliere premia gli Usa, primi con 101 medaglie (44 ori), seguiti da Russia con 61 (26 ori). L'Italia è tra le grandi, con 35 medaglie, 13 ori. Delude la Gran Bretagna, solo 36/a. Nel calcio primo, storico, oro di un paese africano: la Nigeria batte l'Argentina nella finale arbitrata da Collina. Per il deludente Brasile del Fenomeno Ronaldo è solo medaglia di bronzo.
Nella ginnastica l'Italia conquista il gradino più alto del podio: Jury Chechi diventa il signore degli anelli. Gli azzurri sono protagonisti nel fioretto femminile, nel ciclismo con gli ori di Andrea Collinelli e Antonella Bellutti, e il bis di Antonio Rossi nella canoa.
Anche l'edizione '96, come era successo in Messico e a Monaco viene funestata da un attentato. Nel Centenial Park, il villaggio olimpico, esplode una bomba: un morto e 110 feriti.
Dopo 44 anni i Giochi tornano in Australia. L'edizione maestosa delle Olimpiadi del nuovo millennio (15 settembre-1 ottobre) ha il volto di Cathy Freeman, aborigena, elevata a simbolo della riconciliazione del paese che ha vestito prima i panni della sacerdotessa di Olimpia nell'accendere il tripode e poi quello del supereroe con la tuta spaziale che l'ha portata all'oro nei 400 metri.
E sono proprio le donne, tante a lasciare il segno: uno, maestoso, quello di Marion Jones, la sprinter americana sbarcata in Australia per vincere cinque ori nella regina degli sport: alla fine ne ha vinti tre, con un argento e un bronzo. Poi le verranno revocati dal Cio dopo che ammetterà di aver fatto ricorso a sostanze proibite e finirà in carcere condannata a sei mesi per la vicenda Balco.
Per l'Italia quella australiana è una olimpiade da record: dopo l'exploit di Atlanta, ancora una volta la spedizione azzurra torna a casa con un medagliere ricco (34 le medaglie conquistate). La sorpresa arriva dalla piscina: nell'acqua dominata dal padrone di casa Ian Thorpe, l'Italia, grazie a Domenico Fioravanti (doppietta d'oro nei 100 e 200 rana) e a Massimiliano Rosolino (oro nei 200 misti) regala titoli mai vinti nella storia del nuoto azzurro.
Dopo lo 'scippo' di Sydney, nell'edizione del Centenario, i Giochi tornano in Grecia dopo 108 anni (15-29 agosto). Ci sono nuovi record di partecipanti, i paesi diventano 201, e i titoli complessivi salgono a 301.
Alla vigilia dei giochi il caso Kanteris-Thanou (i due velocisti che simulano un incidente in moto per evitare un controllo antidoping, dopo averne già saltati altri) scuote il paese, con l'esclusione della 'strana coppia'. Cominciata tra mille dubbi, anche a causa dei ritardi dei lavori, l'Olimpiade si rivela alla fine un successo.
I volti da copertina dei giochi sono El Guerrouj, Thorpe e Phelps. Il marocchino domina da anni il mezzofondo ma non ha vinto ancora niente: arriveranno per lui non uno ma due ori (1500 e 5000). Il nuotatore australiano centra l'oro nei 200 e nei 400 sl: saranno le sue ultime olimpidi (due anni dopo si ritirerà). Meglio di lui fa Phelps, anche se non riesce a uguagliare il record di sette ori di Spitz (si ferma a sei).
Il medagliere dell'Italia è inferiore ad Atlanta e Sydney (32 medaglie), con dieci ori. Tre li regala al solito la scherma (Montano nella sciabola, Vezzali nel fioretto e la squadra maschile sempre di fioretto), due l'atletica (Baldini nella maratona e Brugnetti nella 20 km di marcia). Gli altri acuti sono del ciclismo con Bettini, l'arco con Galiazzo, il tiro a volo con Benelli e la ginnastica con Cassina. Unico oro a squadre quello della pallanuoto femminile, mentre argenti comunque da incorniciare sono quelli del basket e del volley maschile (ko in finale con Argentina e Brasile). Tra gli undici argenti ce n'é uno particolarmente significativo: quello del nuoto con Federica Pellegrini che nei 200 sl sale sul podio olimpico 32 anni dopo Novella Calligaris. Tra le imprese da ricordare anche il bronzo di Jury Chechi: il ginnasta di Prato dopo Atlanta si era ritirato, torna apposta per la sua ultima olimpiade a 35 anni e fa un capolavoro. Poteva aspirare a qualcosa di più negli anelli senza giudici troppo casalinghi che consegnano l'oro al greco Tampakos.