Lo hanno arrestato per ultimo, ma non è affatto in fondo alla lista in ordine di importanza dei ricercati di Mafia Capitale. Giovanni De Carlo, romano, 39 anni, accusato di favoreggiamento del capo dell'organizzazione Massimo Carminati e di trasferimento fraudolento di valori,è considerato un "superboss" da Ernesto Diotallevi, pezzo grosso storico del crimine. Nonostante risulti incensurato. "Quello che conta davvero è Giovanni", diceva Diotallevi al figlio. Si è consegnato oggi pomeriggio ai carabinieri del Ros davanti all'aeroporto di Fiumicino, appena rientrato dalla Thailandia via Qatar.
I magistrati nell'ordinanza d'arresto scrivono che "l'ingente disponibilità di risorse finanziarie in assenza di qualsiasi fonte di reddito lecita inducono a ritenere che De Carlo abbia fatto del crimine una scelta di vita". Il magistrato parla anche del "suo inserimento nel circuito criminale di Massimo Carminati, la sua originaria vicinanza a questi e successiva crescita con acquisizione di uno spazio di autonomia, i suoi rapporti con altri esponenti della delinquenza romana e la sua dedizione al delitto". De Carlo dispone di "una rete di soggetti ai quali abitualmente si appoggia, che, ponendosi quali intermediari nei rapporti esterni - scrive ancora il Gip -, gli consentono di vivere come 'un'ombra' e di impiegare nel circuito economico lecito le proprie risorse di denaro di provenienza illecita, senza che la sua figura appaia all'esterno". Ecco "l'ombra".
"Le modalità utilizzate per comunicare da parte di De Carlo rivelano come questi eviti che rimanga traccia di diretti contatti tra loro. Egli è risultato muoversi in sostanziale clandestinità, che ha reso talvolta difficile contattarlo. Tali precauzioni sono finalizzate esclusivamente a eludere le investigazioni dell'autorità giudiziaria".
Diotallevi, imprenditore legato alla Banda della Magliana, "il quale per sua stessa ammissione si attribuisce il ruolo di colui che 'teoricamente' riveste un ruolo di capo nel panorama capitolino, facendo implicito riferimento a "Cosa Nostra", ha definito De Carlo, rispondendo alla domanda del figlio Leonardo, che gli chiedeva chi fosse il "boss dei boss", come la persona che "materialmente" conta, indicando che lo stesso ha la propensione a "marcare il territorio" ove esercita la propria influenza".
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