Un mondo "di mezzo" popolato da amministratori pubblici corrotti, manager di stato a libro paga del clan, personaggi legati all'eversione nera degli anni di piombo, cooperative gestite da pregiudicati o addirittura da affiliati alla 'ndrangheta e una galassia di gregari, spesso picchiatori e legati alla criminalità locale.
Massimo Carminati: è "Il "Re", il capo assoluto del clan. Ex terrorista dei Nuclei armati rivoluzionari, 'Er cecato' è nato 56 anni fa a Milano. Nel suo passato aderenze con la Banda della Magliana, è lui il "Nero" nel "Romanzo criminale" scritto da Giancarlo De Cataldo. Nel suo curriculm criminale ci sono rapine, come quella clamorosa al caveau della banca interna alla cittadella giudiziaria di Roma, e vicinanze con la grande criminalità organizzata napoletana e siciliana. Dalle carte dell'indagine emerge come l'organizzatore di tutta l'attività illecita del clan. A lui, che in un conflitto a fuoco con un carabinieri perse un occhio nel 1981, tutti gli uomini del sodalizio devono riferire e sottostare.
Salvatore Buzzi: braccio destro di Carminati nonchè presidente della Cooperativa 29 giugno. La sua storia è caratterizzata da un omicidio, nel 1980, di un suo collega di lavoro per il quale finisce in carcere. Buzzi, nato a Roma nel 1955, dietro le sbarre avvia una percorso di "redenzione" e riesce, il primo in Italia, a conseguire la laurea in Lettere con il massimo dei voti. Nel 1994 la svolta con la grazia ottenuta dal presidente della Repubblica. Da lì parte la sua scalata. Fonda la Cooperativa per il recupero degli ex detenuti con la quale riesce a stringere rapporti, vincendo appalti, con amministrazioni di sinistra che di destra. Una holding del sociale che per la Procura si basava anche su corruzione e criminalità
Luca Odevaine: politicamente la sua avvenuta nasce durante l'amministrazione Veltroni dove riveste il ruolo di vice capo di gabinetto. Secondo gli inquirenti avrebbe garantito all'organizzazione il suo appoggio relativo al business dei centri di accoglienza per gli extracomunitari. In alcune intercettazioni emerge come il clan abbia fornito ad Odevaine uno stipendio mensile di 5 mila euro.
Mario Schina: uomo di fiducia di Odevaine. Buzzi lo chiama “il cane” perché “fa quello che dice il padrone”. La Cupola, per l’accusa, lo stipendiava con 1500 euro al mese.
Giovanni De Carlo: detto 'Giovannone'. Personaggio di spicco dell'organizzazione, il "ministro dell'economia" ma anche cerniera del clan anche con il "bel mondo" dello spettacolo e dello sport. Secondo quanto accertato dal Ros, De Carlo aveva rapporti con molte starlette della tv, come la show girl Belen Rodriguez, ma dava del "tu" anche a cantanti come Gigi D'Alessio. Teo Mammuccari si rivolge a lui per chiedere sostanze dopanti e il calciatore della Roma, Daniele De Rossi, lo chiama per chiedere "una mano" dopo una rissa in discoteca. De Carlo è legato ad Ernesto Diotallevi (indagato): per gli inquirenti i due sarebbero i referenti del clan nei rapporto con Cosa Nostra.
Riccardo Mancini: da sempre braccio destro di Gianni Alemanno ha un passato di militanza nell'estrema destra romana. Ex amministratore delegato dell'Ente Eur è, secondo l'accusa, uno dei manager pubblici al "soldo" del clan. Già coinvolto in una recente vicenda giudiziaria per una mazzetta legata ad un appalto per 42 filobus destinati al Comune di Roma, Mancini rappresenta il "ponte" tra il clan e le istituzioni.
Franco Panzironi: detto "Tanca", l'ex amministratore di Ama, rappresenta uno dei "pubblici ufficiali a libro paga che forniscono all'organizzazione uno stabile contributo per l'aggiudicazione degli appalti". Secondo quanto accertato dagli inquirenti Panzironi avrebbe ricevuto denaro mensilmente dal clan e finanziamenti per oltre 40 mila euro per la Fondazione Nuova Italia da lui amministrata.
Nadia Cerrito: la segretaria di salvatore Buzzi e per la Procura la cassiera dell'organizzazione. Unica donna, per ora, della cupola. Gestiva, per l'accusa, il libro mastro del dare-avere a imprenditori e politici, una sorta di contabilità del sistema di tangenti con cui il clan mungeva la macchina amministrativa della Capitale.
Claudio Turella: 'ex dirigente del servizio giardini del Comune di Roma. La sistemazione del verde era uno dei business della holding di Buzzi. Nella sua abitazione sono stati trovati 560 mila euro in contanti.
Riccardo Brugia: braccio destro di Carminati e organizzatore dell'associazione. Di fatto collabora con il capoclan a tutte le attività del sodalizio criminale.
Matteo Calvio: è il personaggio che forse più di tutti impersonifica la figura del "gregario" che fa della violenza fisica il suo biglietto da visita. Carminati lo definisce "Watson l'elementare" affidandogli la gestione del "recupero crediti" del clan. E' conosciuto con il nomignolo di "Spezzapollici" per le sua capacità di far "ragionare" le vittime che finiscono nel giro d'usura del clan. Dalle carte emerge che ha tentato anche di infiltrarsi nelle forze dell'ordine scatenando però la reazione di Carminati -che forse non si fidava delle capacità "diplomatiche" dell'uomo: "Questo ce manna tutti bevuti".
Giovanni Fiscon: ex direttore generale di Ama. Rientra, per la Procura, tra i manager al libro paga del clan. Gli inquirenti hanno ricostruito i rapporti tra lui e Buzzi al punto che il manager contattava il presidente della Cooperativa chiamava per chiedergli copertura politica in caso di futura elezione a Sindaco di Ignazio Marino.
Fabrizio Franco Testa: una delle figure chiave dell'inchiesta. Manager con un trascorsi giudiziaria nell'inchiesta sugli appalti Enav. Per i magistrati e' "una testa di ponte dell'organizzazione nel settore politico e istituzionale, coordinando le attivita' corruttive dell'associazione e occupandosi della nomina di persone gradite al sodalizio in posti chiavi della pubblica amministrazione".
Roberto Grilli: skipper romano, collabora con i pm e scoperchia tutto il sistema-Carminati. Nel settembre del 2011 fu fermato al largo di Alghero con 503 chili di cocaina a bordo della sua barca a vela "Kololo II": a tradirlo un' avaria. Grilli comincia a raccontare ciò che sa e a sollevare il velo sulla cupola del malaffare capitolino.
Mario Corsi - Fabrizio Piscitelli: ultras separati dalla fede calcistica. Corsi detto "Marione", romanista, e Piscitelli, detto "Diabolik", laziale. Erano alle "dipendenze" della cupola.