Sono 31 gli arrestati nell'ambito dell'operazione condotta da Polizia e Guardia di Finanza di Roma nei confronti di un'organizzazione criminale dedita al narcotraffico e collegata alle cosche della 'ndrangheta calabrese di San Luca. A quanto accertato dagli investigatori i capi dell'organizzazione vivevano da anni nella capitale, in particolare nei quartieri Appio, S.Giovanni, Centocelle, Priva Valle e Aurelia, dove contavano su una fitta rete di connivenze. Le indagini sono partite in seguito all'omicidio di Vincenzo Femia avvenuto a gennaio 2013.
Sequestrato un quaderno contenente i riti e i meccanismi procedurali per l'affiliazione alla 'ndrangheta, denominato 'Codice San Luca'.
Perquisita anche la coop Edera, coinvolta nelle indagini su Mafia Capitale, nell'ambito dell'operazione a Roma nei confronti di un'organizzazione criminale legata alla 'ndrangheta. La coop assicurava lavoro a detenuti per farli accedere a misure alternative al carcere: avrebbe dato lavoro anche alcuni degli indagati di oggi. In particolare alla cooperativa Edera aveva lavorato l'attuale collaboratore di giustizia, Gianni Cretarola e Antonio Pizzata, uno degli arrestati dell'operazione di oggi. Per gli inquirenti la cooperativa "era disponibile per la formale assunzione di 'ndranghetisti" anche se, nono sono stati evidenziati diretti legami "con l'indagine su Mafia Capitale", ha detto il procuratore aggiunto della Dda di Roma, Michele Prestipino.
L'indagine avrebbe consentito tra l'altro di accertare la presenza a Roma di una 'ndrina che operava in collegamento con i referenti in Calabria, riconducibili alla cosca dei Pizzata. E sarebbero stati proprio esponenti di questa cosca ad uccidere a Roma nel gennaio dello scorso anno Femia, boss di San Luca considerato referente della cosca Nirta-Scalzone nella capitale.
Sarebbe responsabile anche di alcuni fatti di sangue che si sono verificati a Roma l'organizzazione criminale dedita al narcotraffico internazionale smantellata dagli agenti della Squadra Mobile di Roma guidati da Renato Cortese e dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza della capitale. A quanto accertato dagli investigatori, Giovanni Pizzata, uno degli arrestati, aveva costituito un vero e proprio gruppo di fuoco a Roma.
Tra gli episodi di cui si sarebbero resi responsabili, il ferimento di un marocchino ad Ardea, responsabile di aver occupato illegalmente una casa in cui viveva un amico di Pizzata e il ferimento di un carrozziere, gambizzato a ottobre 2012, per aver mancato di rispetto a due membri di spicco dell'organizzazione. Nel corso delle indagini è stato ricostruito e contestato anche un episodio di estorsione ai danni di un imprenditore con l'uso di armi da fuoco. L'organizzazione criminale, dedita al traffico internazionale di droga, avrebbe più volte dato asilo a latitanti della 'ndrangheta nella capitale, fornendogli case e si avvaleva per comunicare di strumenti internet e apparecchiature in grado di impedire le intercettazioni da parte delle forze dell'ordine.