Il progetto per lo stadio della Roma va avanti. L'inchiesta, che ha portato a nove arresti, non rappresenterà la pietra tombale della struttura che dovrebbe sorgere a Tor di Valle. La conferma che "si può andare avanti" è arrivata oggi al termine di un incontro tra i difensori di Luca Parnasi, che proprio oggi si è dimesso da tutte le cariche della holding Euronova, con i pm titolari del procedimento. Ora arriverà il curatore. "I pubblici ministeri hanno assicurato - spiegano i penalisti Emilio Ricci e Giorgio Tamburrini - che non ci sono elementi che possano bloccare la procedura per il nuovo stadio". Sostanzialmente la vicenda penale, non avrà ricadute sugli aspetti amministrativi e burocratici legati al progetto. Se sul fronte stadio sembra profilarsi una schiarita, l'inchiesta continua ad andare avanti con una attività istruttoria a ritmo serrato. Il gip ha dato il via libera alla scarcerazione dell'ex assessore regionale, Michele Civita e di Luca Caporilli, l'ex braccio destro di Parnasi, che ha cominciato a collaborare con gli inquirenti ammettendo di avere effettuato versamenti in favore di funzionari pubblici. E sono in corso verifiche sul cellulare di Lanzalone da dove sarebbero sparite delle chat: la procura sta cercando di recuperare le conversazioni, e pare anche delle mail, per capire se possono portare contributi all'inchiesta. L'ex presidente di Acea intanto nega di avere ricevuto soldi dal costruttore. "Io non ho avuta nessuna utilità da Parnasi, su questo sono tranquillo, non un euro ho avuto - ha detto al gip nel corso dell'interrogatorio di garanzia -. Non ho capito quale sarebbe l'atto corruttivo, Parnasi non mi hai chiesto di fare nulla nei confronti del Comune".
Nel corso del confronto davanti al gip, l'avvocato genovese ha ribadito di non avere mai avuto un ruolo "formale" nella trattativa per l'abbattimento delle cubature nel progetto. "Il mio ruolo non è mai stato 'formalizzato'", è il ragionamento di Lanzalone che respinge l'impianto accusatorio della Procura che riconosce nella attività quella di consulente di fatto del Campidoglio e quindi di pubblico ufficiale. E dalle parole della sindaca Virginia Raggi ai pm, nel corso della sua audizione, arriva una sorta di conferma all'ipotesi dei magistrati: "ai tavoli di discussione stava dal lato nostro e rappresentava le esigenze del Comune agli interlocutori in ordine ai profili di riduzione delle cubature". Una posizione riconosciuta anche dal direttore generale del Comune, Franco Giampaoletti, il cui nome fu fatto per la prima volta alla Raggi dallo stesso Lanzalone, così come la sindaca ha riferito agli inquirenti. Giampaoletti sentito come testimone dai magistrati di piazzale Clodio ha affermato che da parte di Lanzalone "vi è stata una disponibilità a continuare a dare supporto" nella vicenda dell'impianto. "Quando noi avevamo bisogno della sua presenza - ha spiegato - lui partecipava alle riunioni. Lanzalone ha continuato a supportare il Comune nelle valutazioni tecnico amministrative sino al momento della procedura tecnica da seguire per l'approvazione della variante (marzo-aprile 2018)", quando era già da tempo a capo di Acea. E ancora: "se anche non avesse partecipato alla riunione in questione, lui certamente ha contribuito alla nostra decisione di seguire l'iter ordinario, fornendoci il supporto tecnico giuridico che gli ho richiesto". Il direttore generale del Campidoglio conclude affermando di essersi "sempre relazionato con Lanzalone, riferendogli l'andamento della interlocuzione con i privati in relazione allo stadio, perché lo ritenevo una persona esperta. Mi sono confrontato con Luca Lanzalone anche su altre questioni che interessavano il Comune, ad esempio su Atac, per avere una sua opinione". Domani, intanto, è fissata l'udienza davanti al tribunale del Riesame. Alcuni arrestati, tutti del gruppo Parnasi, chiederanno di essere scarcerati.
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