ROMA, 27 OTT 2018 - A una settimana dalla morte di Desirée Mariottini, la notte di San Lorenzo in superficie appare la stessa di sempre: distese di risto-pizzerie, fiumi di alcol consumati per strada anche oltre l'orario consentito, tracce di spaccio a cielo aperto. Ma nel profondo ora c'è una macchia indelebile: una sedicenne che ha perso la vita in una delle sue strade più buie. Una ragazza fragile come tante, il cui nome ora rimbalza di bocca in bocca, di muro in muro, a testimonianza del cordoglio di un intero quartiere, rimasto spiazzato, ferito, ma che adesso cerca un riscatto.
"Violenza, spaccio, eroina: San Lorenzo libera. Ciao Desirée", la scritta che campeggia su uno striscione in via dello Scalo San Lorenzo davanti allo spazio sociale occupato 'Communia'. Nel cuore della movida di piazza dell'Immacolata, appoggiato su una panchina resta un cartello eredità di un corteo di neo-femministe: "Se toccano una, toccano tutte". Tutt'attorno, l'area brulica di gente, tra capannelli di ragazzi che bevono, fumano e chiacchierano, suonatori di bongo, litigi più o meno accesi, qualche ubriaco che barcolla e cumuli di rifiuti. Ma come avviene non di rado, San Lorenzo sa mostrarsi anche effervescente, imprevedibile. Alle dieci di sera la piazzetta adiacente al mercato si trasforma in un raduno di ciclisti. Alle undici, viene occupata da gente festosa che balla in circolo. È un evento itinerante che si chiama 'mazurka klandestina' e che - in qualche maniera - ha da dire qualcosa, anch'esso, su Desiree: "L'abbiamo organizzata prima della sua morte e abbiamo deciso di non annullarla perché riappropriarsi degli spazi comuni con la danza è anche una risposta a questi episodi", spiega Agnese, tra le organizzatrici. Da mezzanotte all'una i carabinieri, arrivati con una camionetta nella piazza, avviano i controlli, chiedono i documenti a un ragazzo libico, impongono un volume più basso della musica.
"Se non c'eravamo noi, c'erano quelli che spacciavano", si lamenta una ballerina con un militare. Mentre un altro giovane mormora: "Prima c'era un tizio che ti proponeva da fumare all'angolo della piazza e non credo intendesse sigarette...". Oggi San Lorenzo è nota per essere zona universitaria, di movida, che si anima la sera di giovani e giovanissimi, ma fino a qualche decennio fa è stato prima il quartiere dei ferrovieri, tra le roccaforti della Resistenza cittadina, poi fulcro del movimentismo. Un 'microcosmo', operaio nell'animo, in cui ancora vive chi si sveglia molto presto al mattino e che non lesina proteste contro il degrado e la rumorosa vita notturna. "Dobbiamo dormire basta chiasso. Dormire dovrebbe essere un diritto", si legge nei volantini affissi sulle mura. Tra gli abitanti più anziani c'è chi pensa che San Lorenzo abbia perso la sua "anima rossa e romanissima tra spaccio, risse e movida", chi non si arrende e lavora per la rinascita, "a maggior ragione ora". Attraverso un dedalo di strade - costellate di pizzerie, pub, birrerie, minimarket e trattorie, con un accurato slalom tra auto e tavolini - si arriva al luogo in cui è morta la sedicenne originaria di Cisterna di Latina: via dei Lucani. Davanti al cancello vicino a cui è stata trovata, una delle zone più malmesse del quadrante, tra stabili diroccati, marciapiedi sconnessi e un progetto di riqualificazione mancato, campeggia una sua fotografia. Chi ci passa si ferma a osservare quello che è diventato un vero e proprio altarino, composto da pupazzi, fiori e frasi d'amore per Desiree: "Ora sei lontana da questo mondo pieno di cattiveria'".
Un gruppo di persone parla fitto fitto dello spaccio nella zona e degli effetti della droga che uccide: "È una delle tante. Pensate a Pamela che è stata fatta a pezzi. - sentenzia una signora di mezza età -. Questa è una tragedia annunciata, si sapeva che qui sarebbe successo qualcosa". Il gestore di un locale nella stessa strada allarga le braccia e racconta: "Per ora sono spariti tutti quelli che davano problemi. Noi avevamo fatto varie segnalazioni. Sarebbe stato molto meglio che non si arrivasse a questa tragedia, ma ora qualcosa dovranno fare".
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