Una organizzazione in cui tutti avevano un ruolo e una funzione:
da chi rovistava nei cassonetti a chi vendeva i rifiuti
metallici recuperati. Una filiera nel oliata capace di mettere
su a Roma un traffico illecito di circa 3 milioni di chilogrammi
di rifiuti metallici per un profitto che si avvicina al mezzo
milione di euro. Un giro di affari calcolato per difetto e che
emerge dalle carte dell'inchiesta della Procura che ha portato
oggi il gip ad emettere trenta misure restrittive di cui 15 in
carcere in una maxindagine che vede complessivamente indagate 57
persone. Una indagine che riguarda anche i numerosi roghi
tossici che vengono appiccati in molti campi nomadi presenti
nella Capitale e che comportano rischi concreti per la salute
dei cittadini. Sequestrati anche 25 autocarri utilizzati per il
trasporto illecito di rifiuti e un impianto di autodemolizione.