L'amore appassionato e non
corrisposto della timida sognatrice Tatiana resiste
all'indifferenza e alla freddezza dell'amato, ma non cede, molto
tempo dopo, alle lusinghe del suo pentimento tardivo. Ha
conquistato il Teatro dell'Opera di Roma la messa in scena di
Evgenij Onegin, il capolavoro di Petr Il'ic Cajkovskij diretto
da James Conlon con la regia di Robert Carsen. Il pubblico ha
riservato grandi applausi all'esecuzione dell'orchestra guidata
dal maestro americano e all'intero cast di voci. Nell'intervallo
tra il primo e il secondo atto una calorosa standing ovation ha
salutato la senatrice Liliana Segre che ha seguito lo spettacolo
in platea.
Di grande fascino la lettura che il regista canadese propone
del dramma in tre atti del compositore russo ispirato al romanzo
in versi di Aleksandr Puskin. Carsen, che porta in Italia per la
prima volta il suo grande successo presentato al Met di New York
nel 1997, costruisce il racconto privandolo di riferimenti al
periodo storico ad eccezione dei bei costumi di Michael Levine,
che firma anche le scene di grande effetto. Onegin, il
protagonista pervaso dalla noia e dalla malinconia, rifiuta
l'amore che gli offre Tatiana per evitare la trappola del legame
e della consuetudine, e solo alla fine, quando ritroverà la
giovane conosciuta in campagna sposata all'anziano principe
Gremin che le garantisce solidità economica e visibilità
sociale, cercherà inutilmente di riconquistarla chiedendole
perdono. La donna gli confessa di amarlo, ma di non voler
rompere il giuramento di fedeltà al marito e lo abbandona.
Repliche il 21, 25, 23 e 29 febbraio.
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