A Latina la Flai Cgil gioca il calcio
solidale e anti sfruttamento. La "Diritti in campo" è diventato
un marchio doc, indossi la maglietta e poi giochi, lasciandoti
alle spalle per novanta minuti (e anche nel dopo partita) gli
affanni del lavoro nei campi. Sul terreno di gioco si mescolano
esperienze di vita e sindacato. Succede a Latina così come a
Brescia e in tante altre città della penisola.
Diamo un calcio al caporalato, allo sfruttamento, al lavoro
povero. Si accendono nuovamente i riflettori sul campo di calcio
del Centro sportivo Tecariba di Latina. Una squadra speciale,
con ingaggi simbolici ma tanto valore aggiunto civile, sociale e
culturale.
Non sarà il mister orobico Gasperini ma Antonio del Brocco,
segretario regionale della Flai Cgil, ce la mette tutta per far
correre i ragazzi. Questa sera la partita si gioca con un
avversario temibile, un gruppo di lavoratori provenienti da
Costa D'Avorio, Nigeria, Senegal, Camerun, Mali. Maglietta rossa
e scritta bianca per una squadra, maglietta bianca e scritta
rossa per l'altra, divise di gioco destinate ad essere
conservate, come ricordo di un calcio che davvero in questi casi
è a misura d'uomo, e che cerca di contrastare in questo modo lo
sfruttamento cui sono soggetti tanti lavoratori migranti,
arrivati nel nostro paese in cerca di una vita migliore. Eppure
senza il loro lavoro nei campi non avremmo frutta, verdura e
ortaggi di prima qualità sulle nostre tavole. Edoardo Galeano e
Osvaldo Soriano insegnano che il calcio è vita, e come succede
nella vita si fanno incontri, si stringono amicizie, si
abbattono le barriere. Se la tattica di gioco è quella della
solidarietà, non ci sono vinti ma solo vincitori. E dopo la
partita tutti a cena.
"Giornate come queste dimostrano la normalità dello stare
insieme, la voglia di partecipare, anche divertendoci,
sentendoci un gruppo. L'inclusione si concretizza anche in
questi momenti - spiega il segretario generale della Flai Cgil,
Giovanni Mininni - occasioni che si affiancano alla quotidiana
azione sindacale di tutela collettiva e individuale. Siamo in
strada da due settimane nell'Agro Pontino e ci resteremo a
lungo. Simbolicamente diciamo che da questo campo diamo un
calcio alle ingiustizie e alle discriminazioni, anche
rincorrendo un pallone. In quello che è lo sport più popolare
del mondo, il gioco del calcio"
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