Silvio Orlando torna all'Ambra
Jovinelli dove la scorsa stagione ha portato La vita davanti a
sé, di Romain Gary, lo spettacolo da lui diretto, ridotto dal
libro e interpretato e in cui veste i panni del piccolo Momò, il
bimbo arabo che abita nella banlieau parigina di Belville,
figlio di nessuno ma accudito da una vecchia prostituta ebrea.
"Sì, certo che torno! Questo teatro lo frequento molto, molto
spesso". L'attore porterà in scena Ciarlatani, opera del
drammaturgo e regista spagnolo Pablo Remón, in cui quattro
attori vengono catapultati in un viaggio attraverso una
moltitudine di personaggi, spazi e tempi.
Un testo che parla di teatro.... "È un testo che parla della
vita che facciamo noi attori, ma che ha comunque una valenza
universale. Noi attori, tutti noi che facciamo questo mestiere,
sentiamo sempre il peso del giudizio altrui, un fattore che un
po' ci rovina l'esistenza: però questa difficoltà mi sembra che
sia ormai diventata una cosa molto diffusa. Siamo tutti
diventati degli attori in scena e i nostri fallimenti sono per
questo diventati sempre più feroci: lo spettacolo ci parla
invece della necessità di volersi bene, di perdonarsi un po' di
più. Di avere il diritto di fallire, senza per questo sentirci
dei perdenti".
L'Ambra Jovinelli ha fatto un bilancio di fine stagione che
ci dice che gli spettatori crescono. Il problema, secondo
l'attore, è che "non riusciamo neppure più ad andare dietro, a
soddisfare, la richiesta del pubblico. Che è molto più ampia di
quella che noi riusciamo ad intercettare. Ci sono troppi teatri
chiusi e il moltiplicarsi di meccanismi burocratici che
purtroppo, soprattutto nel Teatro, sono diventati molto
invadenti. È stato creato un mostro burocratico che invece di
favorire lo Spettacolo, al contrario lo sta penalizzando. E
questo influisce anche sulla qualità di quello che si vede in
scena. Per fortuna, però, ci sono luoghi come l'Ambra Jovinelli
che fanno un lavoro serio, ascoltando allo stesso tempo il
proprio pubblico. E incontrandolo a metà strada".
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