Non ci fu alcuna "trattativa" in
merito all'apertura e alla traslazione della tomba di Renatino
De Pedis dalla basilica di Sant'Apollinare. Piuttosto da parte
del Vaticano, "semplicemente il dire che noi non avevamo nessun
problema a che si procedesse, non avevamo nulla da nascondere".
È quanto ha detto padre Federico Lombardi, ex direttore della
sala stampa vaticana nell'era di Benedetto XVI, audito dalla
Commissione bicamerale di inchiesta sulle scomparse di Mirella
Gregori ed Emanuela Orlandi.
"Il ragionamento che si faceva - ha rievocato Lombardi - era
che bisognava vedere che cosa ci fosse nella tomba di De Pedis.
Chi la deve aprire? Era più opportuno lo facesse chi stava
facendo le indagini, la magistratura italiana, altrimenti
avrebbero detto che sarebbe stata manipolata. Era più sicuro e
oggettivo che chi era responsabile delle indagini conducesse
anche la traslazione e l'esame". Padre Lombardi ha comunque
ammesso che era all'oscuro dell'incontro tra l'ex procuratore di
Roma, Giancarlo Capaldo, e l'allora comandante della
Gendarmeria, Domenico Giani accompagnato dal vice Costanzo
Alessandrini.
Lombardi ha anche chiarito che quello redatto in Vaticano
sulla vicenda di Emanuela Orlandi era solo "un appunto
personale" che "di per sé" doveva rimanere "riservato", e che
era destinato alla segreteria particolare di Benedetto XVI, non
certo un dossier particolare con "segreti". Lombardi ha spiegato
che tutto prese spunto da un incontro tra monsignor Georg
Gaenswein, segretario di Ratzinger, e lo stesso Pietro Orlandi,
richiesto da quest'ultimo. Orlandi portò un suo libro sulla
vicenda e informò Gaenswein di un'imminente manifestazione in
ricordo della sorella, chiedendo inoltre se il Papa poteva dire
qualcosa in merito all'Angelus. È qui che Gaenswein si rivolge a
padre Lombardi, il quale preso il libro, fece "una attenta
relazione" dattiloscritta: "Nella quale spiegavo un po'
l'atteggiamento di Pietro e quello comprensivo per la famiglia.
E poi illustravo le domande che a me al tempo non erano chiare",
suggerendo, se lo si fosse ritenuto "opportuno" di poter
"continuare ad approfondire degli argomenti. Preparai questo
testo all'inizio di gennaio e lo mandai via email. A febbraio
alla trasmissione Chi l'ha visto, un po' per caso vidi Pietro
Orlandi con il mio appunto in mano. Chiamai Gaenswein: hai dato
questo appunto a qualcuno? Ma entrambi cademmo dalle nuvole".
Quell'appunto fu trafugato dall'ex maggiordomo del Papa, Paolo
Gabriele. "Addirittura per noi fu proprio quella la vicenda
chiave - ha spiegato - per appurare da dove avveniva la fuga di
documenti che in quel periodo erano tantissimi".
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