La Cei e il Vaticano hanno
rinunciato a costituirsi parti civili nel procedimento in corso
al Tribunale di Sassari che vede imputati Antonino Becciu,
fratello del cardinale Angelo Becciu, il vescovo di Ozieri,
Corrado Melis, e altri sette imputati, fra cui tre clerici,
accusati dalla Procura sassarese di avere agito, in concorso,
per far confluire nei conti correnti della cooperativa sociale
Spes, di cui è rappresentante legale Tonino Becciu, circa 2
milioni di euro dei fondi 8 per mille destinati alla diocesi di
Ozieri.
Per i nove imputati il pm Gianni Caria ha chiesto il rinvio a
giudizio contestando i reati di peculato e riciclaggio.
Stamattina si è tenuta una prima udienza davanti al gup Sergio
De Luca, durante la quale gli avvocati difensori Ivano Iai, che
assiste il vescovo Melis, il direttore della Caritas, don Mario
Curzu, i parroci di San Francesco, don Roberto Arcadu, e di San
Nicola, don Francesco Ledda, anche economo della diocesi, e
Antonello Patanè, legale di Giovanna Pani, Maria Luisa Zambrano,
Franco Demontis e Luca Saba, hanno sollevato delle eccezioni cui
il giudice darà risposta nella prossima udienza, il 20 novembre.
Le eccezioni della difesa riguardano i capi di imputazione,
il contrasto con l'articolo 7 del concordato con lo Stato
Vaticano e con l'articolo 7 della Costituzione, nonché la
riconoscibilità della sentenza del tribunale vaticano del 15
dicembre 2023 con cui il cardinale Angelo Becciu è stato
condannato a 5 anni e 6 mesi.
"Il fatto che né la Santa Sede, né la Cei si siano costituite
parti civili in questo procedimento, significa evidentemente che
ritengono di non essere state danneggiate dalle azioni
contestate agli imputati", sottolinea l'avvocato Iai al termine
dell'udienza. "Il vescovo e i sacerdoti - aggiunge il difensore
- vivono questa esperienza come una prova, cristianamente, ma
anche come un'ingiustizia. Però, confidando nell'aiuto del
Signore vanno avanti e sperano che prima o poi la vicenda si
risolva con il loro completo proscioglimento dalle accuse".
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