E' definitiva la sentenza del
Tribunale di Roma che, con rito abbreviato, aveva condannato a
cinque anni di carcere Roberto De Santis, noto come 'Er Nasca',
nel processo per la tentata estorsione, aggravata del metodo
mafioso, ai danni di una imprenditrice romana.
Per De Santis, nei giorni scorsi, si sono riaperte le porte
del carcere dove sconterà la pena residua per questa causa.
L'ordine di esecuzione per la carcerazione del Tribunale di Roma
arriva a seguito delle sentenze di condanna di primo grado,
confermata dalla sentenza della Corte d'Appello di Roma,
divenuta definitiva il 1 ottobre 2024, data in cui la Corte
Suprema di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dei
legali di De Santis, riconosciuto colpevole di aver tentato di
costringere l'imprenditrice a versare indebitamente la somma di
500.000,00 euro a titolo di protezione, per permetterle di
realizzare un intervento urbanistico (in convenzione con il
Comune di Roma) a Ostia, con una previsione di realizzo di circa
100 milioni di euro.
La Corte d'Appello del Tribunale di Roma, nell'esaminare la
sentenza di primo grado, ha evidenziato "l'enorme valenza
probatoria delle conversazioni intercettate dai Carabinieri del
Nucleo Investigativo del Gruppo di Ostia, su delega della
Direzione Distrettuale Antimafia di Roma".
Secondo i togati, infatti, i dialoghi intercettati e i riscontri
investigativi acquisiti dai Carabinieri durante le indagini,
hanno dimostrato che, senza ombra di dubbio, l'imputato aveva
posto in essere un classico tentativo di estorsione aggravato
dal metodo mafioso. Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri
del Nucleo Investigativo di Ostia, il primo contatto con
l'imprenditrice, avvenne, dopo l'estate del 2021, tramite un
altro imprenditore, che già la conosceva.
In particolare l'imprenditore l'aveva avvicinata dicendole che
per non avere problemi con la sua iniziativa imprenditoriale
avrebbe dovuto incontrare il De Santis (detto 'Nasca'), indicato
come "l'uomo degli equilibri di Ostia" ovvero il "capo dei capi"
su quel territorio, e come persona che, per il suo spessore
criminale (dimostrato, ad esempio, dal racconto circa la
gambizzazione di Vito Triassi, per la quale era stato
condannato), godeva di grande rispetto ed era l'unico a poter
garantire la protezione da danneggiamenti ed estorsioni e la
gestione delle ditte che avrebbero dovuto realizzare le opere a
seguito delle procedure di gara.
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