Una notte di feroci scontri in Val di
Susa. Una squadra del Reparto Mobile di Roma che resta orfana
del suo capo, rimasto gravemente ferito. E un nuovo "autunno
caldo" alle porte. Quattordici anni dopo il libro di Carlo
Bonini (ed. Feltrinelli) e il film di Stefano Sollima, Acab e il
racconto più crudo della vita di una squadra del reparto mobile
della polizia diventano serie, con il debutto su Netflix il 15
gennaio dei sei episodi prodotti da Cattleya e diretti da
Michele Alhaique.
Protagonisti, Marco Giallini - che come allora indossa ancora
la divisa di Mazinga - Adriano Giannini, Valentina Bellè,
Pierluigi Gigante, Fabrizio Nardi, Donatella Finocchiaro, "Un
progetto che abbiamo sentito subito necessario e urgente, perché
tratta il tema universale attuale della dialettica tra ordine e
caos", racconta la vicepresidente per i contenuti italiani di
Netflix Tinny Andreatta. "Una storia che affronta il grande tema
della società civile che conferisce allo Stato il monopolio
della violenza", aggiunge il produttore Riccardo Tozzi.
Il libro e il film nacquero all'indomani del G8 di Genova e
dei fatti alla Caserma Diaz. La serie debutta dopo un nuovo
weekend di scontri tra manifestanti e forze dell'ordine sulla
scia della morte del giovane Ramy. Cosa è cambiato dunque in
questi quattordici anni? "Sicuramente c'è più consapevolezza -
risponde Bonini -. La polizia si è data una scuola di ordine
pubblico, nel reparto mobile sono entrate le donne, si usano le
body cam. Mancano altre cose, come un codice alfanumerico di
identificazione. Ma il tema non è 'sto con la polizia o no'. Il
problema è se quella notte chi ha inseguito quel ragazzo si è
comportato secondo le regole o no". Il tema è "rispettare il
confine tra uso legittimo e illegittimo della forza: decisioni
che avvengono in 20 secondi e in condizioni di stress altissimo.
La manutenzione psicologica ed emotiva di queste persone
dovrebbe essere di altissima qualità. Non sempre ci si riesce,
ma proprio perché lo Stato ha il monopolio della forza deve
essere rigoroso nel perseguire là dove le regole non sono
rispettate. È così che si mantiene la fiducia".
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