Violenze su
rivali in amore (36%), su partner ed ex partner (23%), su
anziani di cui si sarebbero dovute prendere cura (18%), su figli
(14%) o sui genitori per insofferenza relazionale (9%). Sono le
condotte che hanno portato 22 donne su 35 persone complessive,
nel 2024, a frequentare corsi al Centro rieducativo persone
maltrattanti (C.Ri.Pe.M.) a San Benedetto del Tronto (Ascoli
Piceno) ideato dalla psicoterapeuta Antonella Baiocchi, che ne è
responsabile, sulla base del concetto della "bidirezionalità
della violenza", senza distinzione di sesso.
Durante lo scorso anno si sono rivolte al Centro 53 persone
maltrattanti: 35 su 53 hanno poi effettuato il corso
rieducativo, tra cui 22 donne e 13 uomini. La gran parte delle
persone era di nazionalità italiana, proveniente soprattutto dal
Centro Italia (il 74% da Marche, Abruzzo, Lazio). La regione più
rappresentata: le Marche, col 61% degli uomini e 23% delle
donne. Tra le 22 donne, il 59% si è sottoposto a un percorso di
ristrutturazione perché obbligate dalla magistratura per
l'accusa di maltrattamenti in famiglia. Il 77% aveva un'età
compresa tra i 40 e i 59 anni. Il 23% ha agito solo con violenza
psicologica, il 77% anche con violenza fisica.
Le cifre sono contenuti nel Report del primo anno di lavoro
del Centro gestito da Baiocchi. "Il Report mette in luce che la
violenza non ha genere, ma è una questione di cultura tossica
appartenente a tutte le persone, anche donne; che anche gli
uomini possono essere vittime di donne violente", commenta
Baiocchi che invita ad aprire altri Centri antiviolenza affinché
"non ci siano più vittime di Serie A (le donne) e vittime di
Serie B (gli uomini), aprendoci a una concezione bidirezionale
della violenza, - conclude - inclusiva di tutti i generi, che
permetta di tutelare tutte le vittime, anche di genere maschile
e riabilitare tutti i carnefici, anche di genere femminile".
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