Si definisce "sincera, diretta, impulsiva, poco diplomatica anche a costo di essere impopolare, forse perché nella vita ho dovuto combattere contro luoghi comuni e stupidità". Ma anche "serena" e pronta a divertirsi su un palco "che incute sempre un certo timore, ma al quale sono molto affezionata: a Sanremo ho vissuto tra i 5 e i 15 anni".
Con questo spirito Sabrina Salerno si prepara a tornare all'Ariston, dove fu in gara nel 1991 con Siamo donne insieme a Jo Squillo, stavolta tra le partner del festival di Amadeus.
"Voglio illuminare Sanremo con la mia solarità", dice all'ANSA sorridendo la showgirl genovese, icona degli anni '80, fisico esplosivo da sex symbol, una carriera tra programmi tv e hit come Boys o All of me che l'hanno proiettata in testa alle classifiche europee e sudamericane. "Canterò, ballerò, porterò il mio modo di essere donna insieme alle altre compagne di avventura", dice, mantenendo il riserbo sulle sue performance.
"Ognuna di noi porterà la sua storia, contribuendo con una diversa connotazione a comporre il quadro della femminilità di oggi. Non conosco le altre donne del festival, tranne Diletta Leotta, molto simpatica e solidale. Ma sono convinta che con Emma (D'Aquino ndr) e con Laura (Chimenti) ci divertiremo".
Diciannove anni fa quel 'Siamo donne, oltre le gambe c'è di più' le sembrava quasi "ovvio, scontato, una specie di ammissione di sconfitta. Ma oggi mi rendo conto che nel 2020 è un messaggio ancora attuale, con il maschilismo che regna sovrano e la difficoltà generalizzata ad accettare una donna al potere", sottolinea.
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