Da Leopoli all'Italia con il
figlio di cinque anni e il marito lasciato in Ucraina per
combattere. Nadia Turko ha affrontato un lungo viaggio per
arrivare dalla madre che vive in Val di Magra ed è tra le prime
profughe ad essere arrivate in Liguria.
"La fila di auto sulla strada per la Polonia era lunga venti
chilometri - dice con un filo di voce Nadia - così abbiamo
abbandonato la vettura e camminato fino al confine. Saremmo
stati diecimila, in attesa per otto ore con -5° e senza neanche
potersi allontanare per andare in bagno. Il caos totale. Mio
figlio era esausto: 'Ho freddo, voglio dormire, ti prego...', mi
ripeteva. Ho visto donne con bambini di tre mesi nei passeggini
sulla strada. Montagne di valigie abbandonate prima del
confine".
"A Leopoli la situazione è tragica. Ogni due ore un allarme
obbliga la popolazione a rifugiarsi nelle cantine dei palazzi.
Non c'è metropolitana come a Kiev - continua la donna - ma quasi
tutti gli edifici hanno degli scantinati sotterranei, dove
intere famiglie con bambini sono costrette a passare ore e ore.
Posti bui, stretti e umidi. Il centro non è ancora stato
bombardato, ma c'è la percezione che possa succedere da un
momento all'altro. Anche perché le città attorno hanno tutte
subito attacchi".
Ora Nadia pensa al marito e a chi, come lui, si prepara per
l'eventuale offensiva di Putin. Chiedono via Telegram di
procurare pantaloni da uomo, scarpe robuste, medicinali, bende,
sapone e prodotti per l'igiene. Materiale per poter sostenere un
assedio prolungato. "Mio marito è tornato indietro nel momento
in cui io sono riuscita ad entrare in Polonia, alle quattro di
notte. Ci ha baciati, si è girato ed è tornato indietro per
arruolarsi e difendere l'Ucraina".
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