«Gli spostamenti effettuati sono
stati regolarmente autorizzati dalla Soprintendenza, la quale ha
avuto modo di constatare, con un sopralluogo del funzionario
Massimo Bartoletti, che ogni bene è conservato con la necessaria
attenzione e cura ed è stata rilasciata regolare
autorizzazione». Così la Curia ha replicato alla denuncia di don
Farinella, attraverso Padre Mauro De Gioia, Coordinatore
dell'Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici. E ciò trova conferma
in una lettera a firma del Soprintendente Cristina Bartolini in
cui si legge: "è stato effettuato un sopralluogo del funzionario
storico dell'arte che ha potuto verificare che una serie di beni
mobili di pertinenza della Curia Vescovile si trova attualmente
collocata entro altri ambienti del Palazzo Arcivescovile tra i
quali gli Uffici della Cancelleria, l'Ufficio Beni Culturali
Ecclesiastici, la Cattedrale di San Lorenzo, il Museo Diocesano
di Arte Sacra, il Seminario Arcivescovile tutti di proprietà
della Arcidiocesi di Genova e tutti compresi nell'ambito
cittadino» .
Don Farinella spiega che «le scelte, fatte dal Vescovo, dal
Vescovo Ausiliare, dal Vicario Generale e dagli altri tre Vicari
di fresca nomina, hanno generato imbarazzo e scandalo nel clero
genovese e nei laici che ne sono a conoscenza». Il sacerdote
commenta: "tutti e cinque i luoghi citati non fanno parte del
Palazzo Arcivescovile e non sono, almeno alcuni, proprietà
dell'Arcidiocesi di Genova, come erroneamente si afferma nella
risposta della Soprintendenza» (il riferimento è al Museo
diocesano il cui immobile è proprietà del Comune). Don
Farinella sottolinea che "sarebbe stato necessario stipulare una
convenzione con allegato l'obbligatorio inventario, corredato di
foto di ciascun mobile, redatto sotto la supervisione di un
delegato della Soprintendenza» e aggiunge che "vi è un possibile
danno erariale. Sul piano amministrativo ed economico, la Corte
dei conti potrebbe eccepire, visto che beni che potrebbero
definirsi "di valore", sono messi a rischio, potendo essere
smarriti o rubati"
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