"Le riprese effettuate a Panigaglia
hanno mostrato ingenti emissioni dirette di metano in atmosfera,
rilevate per diversi giorni e in maniera continua, dunque non
giustificabili da una condizione emergenziale". Lo ha denunciato
Stefano Sarti, vicepresidente Legambiente Liguria, a margine
della campagna di sensibilizzazione 'C'è puzza di gas. Per il
futuro del Pianeta non tapparti il naso', che si è svolta oggi
con un flash mob nei pressi dell'ingresso del rigassificatore di
Panigaglia, a Porto Venere (La Spezia).
Il sito di Panigaglia è stato monitorato più volte da 'Clean
air task force' che ha identificato "ingenti rilasci volontari
di gas in atmosfera". "Oltre alla necessità di strumenti utili a
monitorare una situazione dagli impatti negativi sul territorio,
a livello più generale si evidenzia la mancanza di un Piano
Energetico Regionale aggiornato e proiettato al 2030-2050, che
rende complesso prevedere gli sviluppi futuri del settore e un
piano di decarbonizzazione da seguire per centrare gli obiettivi
climatici" ha rimarcato Sarti.
La situazione energetica internazionale e l'avvio di una
diversificazione dei fornitori hanno comportato sul sito un
aumento della quantità di Gnl importato e "un incremento della
rigassificazione del 31,5% rispetto al 2021" sottolinea
Legambiente. Tra gennaio e settembre 2022 sono stati 1,3
miliardi i metri cubi di gas importati a Panigaglia. "Con
l'aumento dei flussi di gas fossile, sia di importazione
dall'estero che di potenziale esportazione verso la Sardegna, è
fondamentale individuare degli strumenti normativi nazionali ed
europei in grado di obbligare le imprese a monitorare le
possibili dispersioni di gas fossile entro il 2025 - ha detto
Katiuscia Eroe, responsabile Energia di Legambiente -
Intervenire su questi sprechi è fondamentale non solo per il
grave impatto climatico che tali perdite comportano, ma anche
per ridurre ed eliminare lo spreco di una risorsa oggi centrale
nelle politiche energetiche del Paese e non solo".
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