Si allarga l'inchiesta della procura di Genova che ha portato al sequestro del 'Cristo risorto appare alla Madre', attribuito al pittore fiammingo Rubens ed esposto fino a tre giorni fa a palazzo Ducale. Nel mirino degli investigatori del Nucleo tutela patrimonio culturale è finito l'ufficio esportazione della sovrintendenza di Pisa, l'ente che rilasciò la certificazione per l'esportazione del dipinto. L'ufficio è stato chiuso dal ministero dei Beni culturali nel 2019 perché ci sarebbero state irregolarità nel rilascio di altre certificazioni per altre opere. Secondo gli inquirenti, coordinati dal pubblico ministero Eugenia Menichetti e dall'aggiunto Paolo D'Ovidio i due mercanti d'arte indagati potrebbero essersi rivolti proprio a quell'ufficio a Pisa perché amici di qualche dipendente compiacente. Secondo quanto ricostruito dai militari, guidati dal maggiore Alessandro Caprio, l'opera era di proprietà della nobile famiglia Cambiaso di Genova. Gli eredi avevano provato a venderla, sapendo la reale attribuzione, senza riuscirci. Erano poi riusciti a cederla, nel 2012, ai due indagati per 350 mila euro. I due mercanti l'avevano fatta restaurare nel 2014, facendo emergere la seconda figura di donna e avevano fatto uscire il dipinto dichiarando falsamente, all'ufficio esportazione della Sovrintendenza di Pisa, che era di un anonimo autore fiammingo e che valeva 25 mila euro. Dopo una serie di passaggi a società estere, create da un commercialista e dal figlio e anche loro indagati, il quadro è stato prestato per la mostra, secondo gli inquirenti, "anche per certificarne la paternità di Rubens e aumentarne il valore".
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