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Imputato Mit, Morandi non è crollato per parole non scritte

Imputato Mit, Morandi non è crollato per parole non scritte

Ex dirigente accusato di copincolla selettivo sulla relazione

ROMA, 02 ottobre 2023, 16:37

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Ma il ponte non sarebbe crollato con quelle frasi? Erano tagli fatti dai collaboratori. Non si pensava a niente quando sono state tolte quelle parole". A dirlo in aula, nel corso del processo per il crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime) è stato Giovanni Proietti, imputato ed ex dirigente della divisione 4 del ministero delle Infrastrutture che si occupava della Vigilanza concessioni autostradali. La risposta è legata all'accusa che la procura muove al dirigente ministeriale: avere omesso di svolgere le attività di verifica di sua competenza, in particolare sul progetto di retrofitting (i lavori di rinforzo sulle pile 9 e 10 che sarebbero dovuti partire a fine 2018), limitandosi a fare un "un copia incolla selettivo" dalla relazione del progettista omettendo le frasi "avanzato stato di corrosione dei cavi" della pila 11 o anche "stato di conservazione discreto".
    Proietti ha risposto di avere tolto quelle frasi "per ridurre la relazione. Erano tagli innocui perché il Cta aveva già validato il progetto. Sarebbe stato grave se quei tagli fossero stati fatti prima del voto del Cta. Per me 'stato discreto' voleva dire che stava bene". Proietti ha poi spiegato che il controllo della sua divisione sui progetti era formale.
    "Controllavamo che ci fossero gli allegati indicati. Non spettava a noi verificare il verificatore", ha detto.
    La procura ha chiesto al dirigente perché avesse chiesto ad Aspi un avallo da parte dello studio Morandi sul retrofitting: "E' una cosa che facevo in genere per capire se, in caso di una modifica a una struttura esistente, non venisse snaturata la natura dell'opera. Adesso ai miei collaboratori dico di non chiedere mai nulla". A quella richiesta rispose Michele Donferri Mitelli (ex numero tre di Aspi e imputato) dicendo che Morandi era morto e anche il suo allievo Pisani che aveva partecipato ai lavori della pila 11 (che invece all'epoca era vivo ed è morto un mese fa, ndr) e quindi avevano affidato una consulenza a Lodigiani. "Donferri chiamava in ufficio anche cinque volte al giorno perché avevano molti progetti in attesa di approvazione al ministero e veniva al Mit quasi ogni giorno".
   

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