"Per noi a Genova è improponibile,
ma penso anche altrove. E teniamo presente che bisogna cambiare
una legge per farlo. Non mi pare che si possano fare diversi
livelli di regolamentazione del lavoro in un porto: c'è il
lavoro temporaneo e quello dei dipendenti fissi. E' già normato,
semmai va normato meglio".
Antonio Benvenuti, console della Compagnia unica lavoratori
portuali del porto di Genova, che fornisce la manodopera per i
picchi di lavoro ai terminal portuali dello scalo boccia
l'ipotesi avanzata da Fise Uniport al tavolo del rinnovo del
contratto nazionale dei porti, della possibilità per i
terminalisti di utilizzare il contratto a chiamata, saltando le
compagnie portuali e le imprese che coprono la quota di lavoro
variabile.
E sempre al forum Shipping & intermodal transport organizzato
dal Secolo XIX all'Acquario di Genova arriva il no anche dal
presidente di Assoporti, Rodolfo Giampieri: "Ho detto a chiare
lettere - sottolinea - che non si fanno rinnovi o azioni che
penalizzano i lavoratori. Probabilmente si tratta di un'uscita
per risolvere casi particolari di alcuni porti, ma abbiamo già
messo in moto un meccanismo per cui si troverà nei prossimi
giorni un soluzione che soddisfa tutti". Parere contrario pure
da Mario Sommariva, presidente dell'Adsp del mar ligure
orientale. "Nasce probabilmente da una spinta in alcuni porti in
cui la questione del lavoro temporaneo non ha mai trovato una
soluzione soddisfacente - premette - qui la gravità è che si
propone in un contratto collettivo una norma che
sostanzialmente è inaccettabile".
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