"Sapevamo che la normativa
approvata in Regione sul lavoro dei medici nelle strutture
private convenzionate poteva essere considerata in contrasto con
la normativa nazionale. Ma siamo altrettanto convinti che quella
stessa normativa nazionale sia uno degli ostacoli a ciò che
serve, in emergenza, ad affrontare il tema delle liste di
attesa. Lo abbiamo detto al ministro della Salute nell' incontro
della settimana scorsa, comunicando che Regione Liguria,
contrariamente ad altre volte, non intendeva recedere dalla
norma e si difenderà davanti alla Corte Costituzionale. Non è il
Governo, ma la Suprema Corte a decidere se la norma sia o meno
applicabile". Lo hanno detto detto il presidente della Regione
Liguria Giovanni Toti e l'assessore alla Sanità Angelo Gratarola
in merito alla delibera dell'ultimo Consiglio dei ministri che
ha giudicato inapplicabile la legge sulla libera professione
allargata ai medici.
"Riteniamo che l'emergenza delle liste di attesa e la
necessità di fornire servizi ai cittadini prevalga su una norma
nazionale che ingessa il sistema della salute - aggiungono -.
Abbiamo anche spiegato al Governo che siamo pronti a ritirare la
normativa regionale prima del pronunciamento della Corte solo
nel caso sia l'Esecutivo a intervenire sul tema, affrontando
anche l'ulteriore questione della retribuzione dei medici
pubblici nelle prestazioni aggiuntive. La nostra iniziativa si
muove nel solco di un'emergenza condivisa con le altre Regioni,
prova ne è il documento in fase di elaborazione dalla
Commissione Salute della Conferenza delle Regioni sulla
necessità di predisporre un documento programmatico da
presentare al Governo contenente modalità e normative per
affrontare le criticità esistenti. Ci auguriamo che la nostra
legge sia pungolo al Governo per avviare la riforma del sistema
sanitario pubblico in direzione meritocratica e liberale così da
poter competere in flessibilità ed efficienza con il sistema
della sanità privata".
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