Soldi per non abortire: è stata l'offerta di due attiviste dei centri per la vita a una ragazza di Genova incinta che, respinta dall'ospedale Galliera, si era recata al pronto soccorso dell'ospedale Villa Scassi per interrompere una gravidanza. "All'ingresso della sala d'attesa in ospedale Gaia è stata avvicinata da due donne che, dopo averle chiesto a malapena chi fosse, dopo aver scoperto che di figli ne aveva già tre - ha detto la ragazza -, le hanno provato a fare la morale sulle ricadute psicologiche di una eventuale interruzione. E alla fine le hanno offerto cento euro per tenere il bambino".
"È gravissimo, vergognoso e semplicemente inaccettabile quanto accaduto a Genova a una giovane che aveva deciso di interrompere la propria gravidanza. - denuncia il senatore genovese del Movimento 5 Stelle Luca Pirondini - Innanzitutto, si è trovata davanti al rifiuto del Galliera, che è un ospedale pubblico e dovrebbe garantire la pratica. Poi, quando si è recata a Villa Scassi, si è vista offrire cento euro per cambiare idea da alcuni attivisti delle associazioni pro-life. Pensavamo di aver toccato il fondo con il battito del cuore del feto fatto ascoltare alle donne in procinto di abortire, non pensavamo che chi inneggia alla sacralità della vita potesse spingersi a tentare di 'comprarne' una. La vita non è in vendita, così come non lo sono il corpo delle donne, i loro diritti e la loro autodeterminazione. Non passa giorno senza che la legge 194 venga messa in discussione e che il diritto all'aborto venga intaccato".
L'ospedale Villa Scassi ha preso le distanze ribadendo di non aver mai autorizzato l'ingresso di volontari della associazioni pro vita nei propri ambulatori.
"Siamo totalmente estranei alla vicenda" ha specificato il portavoce di Pro Vita e Famiglia onlus, sottolineando l'assurdità della vicenda e ribadendo che "ciò che serve davvero sono riforme pubbliche strutturali in ambito lavorativo, fiscale e nei servizi sociali di tutela della maternità e dell'infanzia".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA